Nei tempi moderni
I millenni e i secoli corrono veloci ma poco cambia nella cultura alimentare delle popolazioni mediterranee, anche perché la “globalizzazione” non è un fenomeno recente, c’è sempre stata. I popoli che non producevano grano o erano stati colpiti dalla carestia accorrevano in Egitto (dove il frumento era arrivato già nella preistoria dall’Altopiano Turanico); per condire i cibi e per ungere gli atleti andavano ad acquistare olio d’oliva in Grecia; la vite, originaria della Mezzaluna fertile trovò poi terre vocate in Grecia e in Egitto. E così, quell’antico disco di pane, poi variamente farcito, approdò in Italia attorno alla seconda metà del I millennio a.C. (si dice che arrivò con Enea, il fondatore della futura città di Roma, fuggito dalla città di Troia in fiamme) e, se inizialmente era abbinato all’acqua, poi alla birra, poi al vino, lo stesso avvenne a Roma e in Italia. La pizza, ormai aveva assunto una sua inconfondibile caratteristica, si sviluppò a Napoli e nel napoletano e, mentre il popolino l’accompagnava con qualche sorso d’acqua fresca, ci fu chi le accostò gli ottimi vini lì prodotti, gli antenati del Greco, del Fiano, del Falanghina, del Galluccio, dell’Asprinio ed era un bere signorile. Fino a tempi abbastanza recenti, infatti, la birra era scarsamente presente, per cui la bevanda più nobile e più diffusa era il vino.
Verso il futuro
Quando, attorno alla metà de secolo scorso, la pizza arrivò nel Nord Italia, al seguito delle migliaia di operai richiamati a Torino dalla Fiat, a Milano dall’Alfa Romeo, in Liguria dall’Ansaldo o in Veneto e Friuli Venezia Giulia dai ragazzi nel servizio di leva nelle tante caserme sorte vicino alla “cortina di ferro”, confine fra il modo libero dell’Occidente e l’URSS, successe che nelle nuove pizzerie per vendere il vino con la pizza serviva una apposita licenza di Pubblica Sicurezza, trattandosi di prodotto alcolico e, per ottenerla, passavano mesi. Tempi brevissimi, invece, per la birra e così si diffuse ovunque l’abbinamento “pizza e birra”. Dall’inizio di questo secolo, diversi clienti delle pizzerie hanno cominciato a chiedere un buon vino: nel Veneto, ad esempio, Prosecco, Soave, Lugana; in Friuli-Venezia Giulia, Prosecco o Ribolla. E così il vino ha iniziato ad essere presente accanto alle tante birre anche artigianali prodotti praticamente ovunque.
Poi, è arrivato il Covid con ristoranti e pizzerie chiuse o quasi ma anche questa pandemia, come le antiche pestilenze, è passata e sono nate nuove richieste.
Ecco allora entrare in campo bevande diverse: gli Spritz, i cocktail leggeri e, addirittura, intelligenti creazioni di barman amici dei pizzaioli. Siamo agli inizi ma siamo anche in epoca di “cucina esperienziale” e quale esperienza migliore, curiosa e interessante di nuovi accostamenti con la pizza, oltre a birra e vino?
Il futuro è cominciato e la pizza, questo antico piatto del popolo, sta dettando legge per la sua capacità di soddisfare i gusti più diversi ed esigenti, anche per quanto riguarda le bevande da accostare: prepariamoci dunque a vedere nelle pizzerie bevande colorate, leggermente alcoliche, anche a base di frutta, nella piacevole scoperta di gusti nuovi e, soprattutto, di nuove emozioni.