La fermentazione come biotecnologia per la valorizzazione di sfarinati ottenuti da legumi e pseudo cereali
La mela è tra i frutti maggiormente sottoposti a manipolazione e processi di trasformazione da cui sono generati grossi quantitativi di scarti (bucce, stelo e scarti della polpa). La componente principale dei sottoprodotti della mela è rappresentata dalla fibra alimentare, che rappresenta circa il 95% del peso secco. Il vantaggio legato al recupero e all’utilizzo nell’alimentazione umana della fibra alimentare presente negli scarti di mela risiede nel suo elevato valore nutrizionale, grazie alla presenza di composti bioattivi associati alla fibra, tra cui i composti fenolici. Uno studio recentemente condotto dai due ricercatori delle Universitá di Bari e di Bolzano (Proff.ri Pasquale Filannino e Raffaella Di Cagno), ha dimostrato come la fermentazione dello scarto di mela condotta con batteri lattici e lieviti selezionati possa modificare le caratteristiche della fibra, migliorandone le proprietà di idratazione e la capacità di ritenzione dei sali biliari. Lo scarto fermentato e liofilizzato è stato poi impiegato con successo come miglioratore delle caratteristiche nutrizionali, funzionali e sensoriali del pane durante prove di panificazione condotte su scala di impianto pilota.
Un ulteriore esempio di recupero di sottoprodotti è quello della crusca. Il principale limite dell’utilizzo della crusca nelle formulazioni integrali è rappresentato dalle scarse proprietà tecnologiche ed organolettiche. La sua integrazione interferisce con il reticolo glutinico, determinando l’indebolimento della struttura dell'impasto e la riduzione del volume del pane e dell'elasticità della mollica. La pre-fermentazione della crusca con il lievito naturale o con batteri lattici e lieviti selezionati influenza la gelatinizzazione e il rigonfiamento dei granuli di amido, con effetti positivi sul volume del pane e sulla struttura della mollica. Inoltre, la pre-fermentazione combinata con l’impiego di enzimi idrolitici (es., xilanasi, β-glucanasi, α-amilasi) accresce il potenziale bioattivo della crusca favorendo il rilascio di folati, composti fenolici e pentosani. Il germe di grano, infine, se incluso nella farina come tale può causare l’irrancidimento degli sfarinati o dei prodotti da forno che ne derivano a causa della sua composizione. Esso, infatti, è ricco di acidi grassi insaturi (principalmente acidi oleico, linoleico e α-linoleico) e contiene enzimi idrolitici (lipasi) e ossidativi (lipossigenasi). Il pretrattamento del germe di grano mediante fermentazione consente la stabilizzazione delle attività enzimatiche endogene (lipasi e lipossigenasi) che ne pregiudicano l’impiego nonostante la ricchezza in nutrienti.