E poi venne l'orzo
Dopo il miglio i nostri antichi progenitori scoprirono l'orzo e lo trasformarono in pane
È sempre l’inesauribile Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XVIII, 72) a testimoniare che dopo il miglio le popolazioni preistoriche dell’area euroasiatica scopersero l’orzo e non l’abbandonarono più. Scrive lo storico ed enciclopedista romano che all’inizio la farina d’orzo, essendo poverissima di glutine, produceva un pane pesante e asciutto, per cui, conoscendo già la farina di miglio le mescolavano assieme, utilizzando poi anche la farina di segale, fino a quando scoprirono il frumento.
Prima tuttavia di procedere conviene fare un passo indietro, perché noi conosciamo l’orzo coltivato – primo cereale ad essere coltivato – l’(Hordeum vulgare L.), ma esso deriva, come tutte le piante coltivate, da una pianta selvatica o spontanea (Hordeum spontaneum), dalla quale sarebbero derivate diverse varietà, le principali delle quali sono l’Hordeum distichum detto anche orzuola o scandella, con spighe dall’aspetto appiattito e l’Hordeum bexastichon, la varietà più coltivata, con spighe disposte su sei file. Poi ci sono varie sottospecie, ad esempio “orzo vestito" e “orzo nudo”, che dovrebbero appartenere alla tipologia dell’Hordeum glabrum, che Plinio afferma che ai suoi tempi era presente in Spagna.