Il futuro della pizza
Sostenuta da seria professionalità la pizza ha davanti a sé ampi e luminosi orizzonti.
L’Italia e con essa l’intera Europa, sta vivendo una fase di cambiamento molto accelerato, a differenza del passato quando i cambiamenti economico-sociali erano così lenti da essere impercettibili, tanto che ancora alla metà del secolo scorso la vita nelle campagne europee era poco cambiata dai secoli precedenti e le attività industriali avevano subito pochissimi rinnovamenti rispetto al ‘700, quando erano sorte in Inghilterra le prime industrie.
Dopo la civiltà contadina, che ha caratterizzato la società italiana fino agli anni 60 del secolo scorso e la civiltà industriale che ne è seguita, siamo entrati velocemente, già sul finire del secolo scorso, in quella che gli studiosi definiscono “civiltà postindustriale” e che potremmo più semplicemente chiamare la “epoca del terziario”, nella quale a prevalere su tutto sono i servizi.
Resta vero che senza agricoltura non si mangia, che senza industria manifatturiera non si avrebbero case, macchine, attrezzature, ecc., ma oggi i servizi – dalla sanità alle scuole e alle università, dalla piccola e grande distribuzione alle telecomunicazioni, dalle infrastrutture ai trasporti, dalla ristorazione fuori casa ai bar, enoteche e simili, dai luoghi del divertimento ai servizi agli anziani ecc. – sono fondamentali e indispensabili, tanto da avere la prevalenza, per numero di addetti, sui settori primario (agricoltura) e secondario (artigianato e industria).