Ristorazione alternativa: lo steet food

Il cibo di strada, spesso chiamato anche con il suo nome inglese "street food", è una categoria di alimenti con la quale ci si riferisce a tutti quei cibi ed a quelle bevande pronti per un consumo veloce e immediato, in piedi o seduti o anche mentre si sta passeggiando, sia dolci che salati.
Di tendenza nel 2016, lo street food è il cibo per eccellenza dei nostri tempi. Non parliamo di junk food o fast food, ma di vere e proprie cucine ambulanti, che possono dare vita a piatti gustosi e piuttosto economici. Nelle varie città del nostro paese sempre più spesso infatti, troviamo i cosiddetti food trucks, i camioncini che ospitano le cucine mobili.
I cibi di strada si differenziano da tutti i piatti serviti da un ristorante o da una trattoria perché sono preparati e venduti dai commercianti ambulanti che possono essere fissi in un luogo pubblico, oppure mobili e reperibili solo in particolari occasioni quali sagre, festival, concerti e così via.
Le proposte culinarie dello street food sono delle più varie, c’è spazio per ogni genere di cucina, dalla più rustica alla più raffinata: arrosticini, porchetta, salumi e formaggi tipici, gelati, panino al lampredotto, il panino ca’meusa, piadine, piatti a base di pesce.
Le tracce più antiche di cibo preparato e cucinato per strada risalgono agli egizi che erano soliti friggere il pesce e venderlo per strada; tradizione adottata dalla Grecia per, poi, passare al mondo romano, arricchendosi e trasformandosi in innumerevoli varianti. Si possono ancora osservare, negli scavi di Ercolano e di Pompei, i resti ben conservati di tipici “thermopolia”, una sorta di cucinotto che si affacciava direttamente sulla strada, nel quale erano incassate grosse anfore di terracotta, atte a contenere le vivande e dove era possibile acquistare cibi pronti per il consumo. All’epoca le classi urbane meno abbienti vivevano in abitazioni per la maggior parte sprovviste di cucina. Il popolino si nutriva dunque per strada, rifornendosi dal più vicino thermopolium che proponeva vivande corroboranti alla portata di tutte le tasche.
 
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Gli Street Food possono rappresentare, una facile, semplice e soprattutto rapida soluzione a chi va di fretta e a chi al cibo dedica poco tempo e, purtroppo, a volte anche poca attenzione. Di conseguenza, quella di mangiare cibo per strada potrebbe rappresentare una moda non del tutto positiva riferita alle proprietà nutrizionali e caloriche di questi alimenti. Se è vero che lo street food è nato per sfamare e non per “nutrire”, ne consegue che questo modo di alimentarsi deve essere una eccezione e non una abitudine. La scelta degli street food, infatti, come sostituto del pasto non si adatta bene alle reali necessità nutrizionali del nostro organismo, o per meglio dire, riescono a soddisfarle solo in parte, rappresentando un introito calorico poco equilibrato. Il quantitativo di calorie è tutto fuorché ridotto.
I metodi di cottura più diffusi alterano di molto le proprietà nutritive dei cibi scelti oltre che quelle caloriche, problema questo che sta assumendo sempre più caratteristiche epidemiologiche rilevanti; basta camminare per strada per osservare bambini sempre più piccoli, che vengono sfamati ad esempio con un bel cartoccio di patatine fritte, invece che con un bel frutto di stagione. Ed ecco che obesità e patologie ad essa correlate, come ipertensione, dislipidemia, insulinoresistenza per arrivare a diabete, si riscontrano già in età infantile. Conta molto di più l’esempio che diamo, ovvero ciò che facciamo piuttosto ciò che diciamo che deve essere fatto!
Ecco quante calorie si consumano scegliendo di mangiare alcuni tra i cibi più tipici di questa categoria: 
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È vero che andare in un Paese e non assaggiare il suo street food, il tipico cibo locale, è come andare alle Maldive, mettersi in costume e non fare il bagno. Chi ama il cibo di strada bisogna, però, che faccia attenzione ai rischi che possono celarsi dentro un piatto preso alla bancarella: gli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) hanno condotto recentemente un’analisi tossicologica e microbiologica su numerosi campioni di cibo preparato per strada e i risultati non sono da sottovalutare. Insetticidi, pesticidi, antibiotici e disinfettanti: i fattori di rischio chimico-tossicologici sono numerosi.
Come spiegano i ricercatori, sulla rivista Food and Chemical Toxicology, si rischia di dover fare i conti non solo con spiacevoli disturbi gastrointestinali ma con vere e proprie intossicazioni. «Siamo quello che mangiamo», diceva il losofo Ludwig Feuerbach. Il cibo è anche il carburante della storia, come dimostra la cucina italiana. Non soltanto è importante ciò di cui ci nutriamo, ma anche come è confezionata ogni vivanda e chi la prepara.
Quali sono le cause di questa potenziale pericolosità dello street food? L’ubicazione rappresenta il primo fattore di rischio. Spesso bancarelle ed ambulanti stazionano per strada, nei luoghi più trafficati, nei pressi di stazioni e snodi importanti per assicurarsi la maggiore visibilità possibile, ma tutto ciò espone il cibo a un’ampia varietà di elementi atmosferici inquinanti.
L’elemento economico gioca un ruolo imponente. Per garantire prezzi a buon mercato le materie prime possono essere scadenti, il pesce magari proviene da aree inquinate e la carne è di scarsa qualità. Inoltre, in qualche caso, si fa largo uso di disinfettanti e insetticidi per ovviare alle cattive condizioni igieniche o a coloranti per migliorare l’aspetto dei prodotti. Infine alcuni metodi di cottura tipici dello street food sono insalubri: la cottura alla griglia può favorire la presenza di idrocarburi policiclici aromatici oppure friggere alimenti ricchi di amido provoca un aumento dell'acrilamide.

Come essere sicuri che il cibo acquistato per strada non rappresenti un pericolo per la salute?

Ecco qualche consiglio fornito dai ricercatori dell’ISS: acquistare cibo non da bancarelle all’aperto ma in luoghi comunque chiusi e protetti dagli inquinanti atmosferici; assicurarsi che lo spazio di cottura e preparazione dei cibi sia pulito e lontano da rifiuti solidi e liquidi; il cibo dovrebbe essere tenuto protetto e coperto; assicurarsi che il commerciante abbia a disposizione acqua potabile pulita e non usi acqua sporca. Prestiamo, inoltre, attenzione a “tutto ciò che non subisce la cottura”.  Quindi sia tutti i cibi crudi, ma anche quelli cotti che iniziano la fase del raffreddamento.
Inoltre, la struttura deve garantire la catena freddo-caldo. La fase di temperatura a rischio va dai 5° ai 50°. Per non rischiare, gli alimenti devono stare sotto i 5° o sopra i 50°. In conclusione oggi lo street food è glam, è gourmet, è trendy, lo si sbandiera, se ne parla molto ma e soprattutto oltre all’immagine, alla base deve esserci un concept di assoluta solidità la cui parola d’ordine, perentoriamente, è freschezza e qualità della materia prima.
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di Marisa Cammarano

Marzia Buzzanca

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