In senso dietetico, significa che da domani si chiudono le gozzoviglie del Carnevale. Anche se questa è una situazione che capita spesso, ovvero quella dei buoni propositi intralciati da qualche occasione golosa. A parte Natale, Carnevale, Pasqua e compleanni vari, ogni giorno, infatti, abbiamo a disposizione grandi quantità di cibo e migliaia di ragioni per utilizzarlo o anche abusarne. Un collega che festeggia una promozione, un amico che si sposa, un anniversario, S. Valentino, una laurea, ecc... ma anche un litigio col partner, ansia per una serie di preoccupazioni, insonnia, solitudine, insoddisfazione, rabbia repressa e tanto altro ancora. Tante situazioni, dunque, che possono dirottare chi è a dieta.
Ecco che il cibo, da sostegno per la vita e momento di piacere da condividere, assume tutto un altro ruolo, può diventare, quindi, una valvola di sfogo, consolatorio, di conforto, sedativo, ansiolitico e antidepressivo. Un rifugio. Molto è racchiuso in quel non saper vivere i propri pensieri ed emozioni in modo diverso e doverli per forza comprimere o sedare attraverso il cibo. Alcune persone piuttosto che arrabbiarsi quando ricevono un torto e farsi valere con chi ha recato loro un danno, si rimpinzano di cibo. Altre persone quando sono molto tristi invece di piangere o cercare di capire quali siano le cause di quell'emozione, si consolano mangiando. E così via. Chi più chi meno, funzioniamo un pò tutti così. Il primo passo è riconoscere quali siano i meccanismi che innescano il rivolgersi al cibo e pian piano trovare delle soluzioni alternative.
Ci vuole davvero molto tempo per scardinare il processo, che con molta probabilità si ripete ciclicamente da anni e con cui si è imparato a sopravvivere.
Si, perché nonostante sia un comportamento disfunzionale, ha una sua parte di utilità nel proteggere il soggetto da emozioni o pensieri altrimenti non tollerabili. In questi casi, la soluzione non è seguire più ferreamente una nuova dieta ma cercare, all'opposto, di essere maggiormente comprensivi verso se stessi. Può essere molto utile imparare a sperimentare quelle emozioni che spaventano così tanto, provando a viverle e basta, per esempio. Altre volte invece, si può semplicemente concedersi una coccola col cibo, nella consapevolezza di quanto sta accadendo e senza farsi sopraffare dal senso di colpa né trasformando il piccolo "sgarro" in un'abbuffata fuori controllo. Molte persone non riescono a vivere "la dieta" come un percorso, fatto di salite, discese, buche e pianure.