A Cuba, le agricoltrici sono diventate vere esperte di tecniche innovative, come chi sperimenta nuove ricette rispettando la tradizione. Studiano il territorio e il clima, adattando le loro coltivazioni ai cambiamenti stagionali, proprio come nei ristoranti si modifica il menu seguendo la disponibilità degli ingredienti. In India, la tecnologia Bhungroo per la gestione dell’acqua è come un sistema di conservazione all’avanguardia: permette di non sprecare neanche una goccia della preziosa risorsa, garantendo raccolti anche nelle stagioni più secche.
Nel panorama italiano, l’agricoltura femminile fiorisce con eguale vigore e creatività. In Lombardia, l’azienda Ferri/Le Zilli rappresenta un esempio luminoso di come tre generazioni di donne abbiano saputo reinventare la tradizione. Il bambù gigante, sotto le loro mani sapienti, si trasforma in un ventaglio di possibilità: dalle cannucce biodegradabili alla farina senza glutine, ogni prodotto racconta una storia di innovazione e rispetto ambientale. La rete “Slow Flower” italiana aggiunge un capitolo di particolare bellezza a questa narrazione.
Dal Monferrato, dove Marzia Barosso nella sua Viale Flower Farm coltiva duecento specie floreali come un’artista del paesaggio. In Toscana, le sorelle Laura, Teresa e Mara Cugusi che hanno fondato “Puscina Flowers”, azienda agricola e primo studio di Floral Design completamente BIO nel cuore della Toscana. Partite dalla raccolta di fiori selvatici, graminacee e varietà spontanee, oggi coltivano oltre duecento specie e quattrocento varietà di fiori e fogliami.
Intervistando un’agricoltrice, Carola Ghivarello dell’azienda agricola “Cascina di Francia” di Moncrivello (VC), ho scoperto una storia affascinante di amore per la terra e trasmissione del sapere da parte dei nonni, temporaneamente accantonata per seguire il sogno di diventare architetta. Durante lo studio di un bando per la ristrutturazione del casale diventato il quartier generale di “Cascina di Francia”, Carola ha risposto al richiamo di questa antica vocazione ed ha cambiato completamente ritmi e vita per diventare coltivatrice diretta. Lo studio e le tecniche più moderne apprese durante il suo percorso formativo, sono state la base per impostare la sua azienda agricola biologica adottando, ad esempio, pratiche come l’irrigazione di precisione, privilegiando il km 0 e riducendo al minimo l’uso di acqua e le lavorazioni del terreno. Da più di dieci anni utilizza compostaggio con scarti vegetali concime naturale al posto di fertilizzanti chimici, per ripristinare naturalmente la fertilità del suolo. Parlando di prodotti, Carola nelle sue composte di frutta non aggiunge zuccheri, mantenendo intatte le proprietà organolettiche. Oltre ai suoi prodotti, vende anche quelli di altri agricoltori locali, offrendo ai clienti un ritorno ai gusti naturali ed una scelta che da sola non potrebbe sostenere. Il suo minestrone, ad esempio, varia in base alla stagione e alle verdure disponibili. Carola sottolinea come l’agricoltura offra spazio all’imprenditoria femminile, con molte aziende gestite da donne capaci e innovative. I numeri che ho raccolto testimoniano l’efficacia di questa rivoluzione silenziosa: il 31,3% delle aziende agricole italiane parla al femminile, percentuale che si eleva al 45% nel settore biologico.