Anche gli antichi si nutrivano di cereali, e nella Mezzaluna fertile come nell’area attorno al Mediterraneo le donne raccoglievano i semi dei cereali, li pestavano, impastavano la farina grezza così ottenuta con un po’ d’acqua e preparavano delle focacce molto sottili che cuocevano sopra delle pietre sulle quali prima avevano acceso il fuoco per riscaldarle. Tuttavia, un ritrovamento di una pizza preistorica avvenuto nel 1992 sulle sponde del Lago di Garda, ci spinge a credere che la pizza fosse fatta ancor prima. In quell’anno la sezione di Preistoria del Museo di Storia Naturale di Verona ha condotto delle ricerche, su commissione del Ministero dei Beni Culturali, sulla palafitta dell’età del bronzo, in località La Quercia. Durante le operazioni di scavo dirette dalla dr.ssa Alessandra Aspes, oggi direttore del Museo, è stata rinvenuta una focaccina schiacciata e bruciacchiata del diametro di 12 cm. Oggi possiamo ripetere quell’antica operazione impiegando della farina integrale, che ha un alto contenuto di ceneri o crusca (1.4/1.6 % circa) che in breve sono i tre strati esterni che compongono la nostra cariosside o chicco di grano, precisando che, dato l’uso ancora diffuso di prodotti chimici, il “pericarpo” (la buccia esterna) dei chicchi di frumento può aver assorbito questi prodotti nocivi per la salute. Per questo motivo è difficile trovare dei terreni totalmente immuni dalla presenza della chimica (in passato usati con esagerata e incosciente abbondanza) o di altri prodotti nocivi (ad esempio: le piogge acide), per cui è necessario eliminare sempre e comunque il “pericarpo”.
Quello che in macinazione conviene conservare sono il “tegumento interno”, che si trova sotto il “pericarpo”, e contiene proteine e sostanze minerali e lo “strato aleuronico”, anche questo ricco di proteine e sostanze minerali, a diretto contatto della parte interna del chicco, detta “endosperma”, che è poi la farina bianca, naturalmente da conservare e impiegare.
Eliminato dunque il “pericarpo”, conservando tutti gli altri elementi e macinandoli assieme al “germe”, si ha la farina integrale ed è questa che noi usiamo per avvicinarci alle “focacce” o “schiacciate” delle popolazioni primitive.
Ed ecco, con la collaborazione del Maestro pizzaiolo Graziano Bertuzzo, responsabile dell’area tecnica della Scuola Italiana Pizzaioli, le varie fasi di confezione e cottura di queste antiche schiacciate, che sono le antenate del disco di pasta che i pizzaioli preparano come base delle moderne pizze.