Riscaldamento alla temperatura della coagulazione
Questa fase consiste nel portare il latte alla temperatura di 30-35°C, ideale per la coagulazione della caseina.
Coagulazione
Sotto l'aspetto fisico tale fenomeno consiste in una "gelificazione" delle micelle di caseina che si saldano fra loro a formare una specie di "maglia" che tiene intrappolato il siero. Si ha la coagulazione presamica quando al latte tiepido si aggiunge il "caglio" o "presame". Questo è costituito da frammenti freschi o essiccati dell'abomaso (uno degli stomaci) di vitelli o agnelli lattanti; si possono usare anche prodotti liquidi o secchi ottenuti per estrazione con acqua delle mucose dei suddetti stomaci. L'attività che il presame esplica nel latte è dovuta a due enzimi (chimasi o rennina e pepsina) prodotti dalla mucosa gastrica dei lattanti di ruminanti e dotati di attività coagulante e proteolitica (scissione delle proteine).
La "forza coagulante" o titolo del caglio è data dalla quantità di latte coagulata da un millilitro di presame, alla temperatura di 35°C, in 40 minuti (ad esempio un presame con titolo di 1:5000 vuol dire che con un millilitro di caglio si coagulano 5 litri di latte). Oltre al caglio di origine animale, da tempo remoto sono conosciuti numerosi cagli di origine vegetale; il più usato era estratto da fiori di carciofo selvatico e il formaggio che se ne otteneva prendeva il nome di "fiore". Oltre alla coagulazione presamica, si può avere la coagulazione acida, sfruttata per la produzione di formaggi particolari; in questo caso si forma un coagulo acido in seguito al riscaldamento del latte, in precedenza inacidito, per fermentazione lattica del lattosio a causa dei fermenti lattici. La fermentazione lattica porta a un coagulo debole, con massa finemente suddivisa, adatta perciò alla produzione di formaggi a "pasta molle", a differenza dalla coagulazione presamica che si presta per la preparazione di formaggi a "pasta dura". Ciascuno dei due metodi, in ogni caso, non è mai rigorosamente usato da solo poiché tutte le cagliate si formano per azione simultanea del caglio e dell'acido lattico. La coagulazione acida, oltre che per la fermentazione naturale del latte, può realizzarsi anche mediante aggiunta di acidi organici, quali acido citrico, acido acetico e acido tartarico (es. produzione di mascarpone).
La rottura è un’operazione meccanica che consiste nello sminuzzare, con attrezzi particolari, la massa coagulata (cagliata) per facilitarne la fuoriuscita del siero (spurgo). L'operazione di spurgo, in base a come è condotta, ha influenza fondamentale sulle caratteristiche del prodotto finito. La lavorazione della cagliata, per alcuni tipi di formaggi, prevede, dopo la rottura, altre operazioni quali: Cottura: consiste nel riscaldamento della cagliata tra i 35 e i 60°C; si ha contrazione dei granuli caseosi con ulteriore espulsione di siero. Questo trattamento è richiesto per la produzione di formaggi a pasta dura. Filatura: consiste nell'immersione del coagulo in acqua molto calda (80 – 90°C) e successiva stiratura (filatura). Questo trattamento è richiesto per la produzione di formaggi a pasta filata (mozzarelle, caciocavallo ecc.). Per la messa in forma della pasta si utilizzano forme in materiale plastico in modo da conferire ad ogni tipo di formaggio la sua forma caratteristica. Salatura. Tra le molteplici finalità della salatura ricordiamo che essa regola la quantità di umidità, di lattosio e di acido lattico del formaggio; migliora il gusto del formaggio e facilita la formazione della crosta, rallenta, inoltre, il processo di stagionatura per l'influenza negativa che esplica sull'attività microbica. La salatura può essere condotta per via "secca" e per via "umida". Per la salatura a secco si fa ricorso al sale da cucina che viene distribuito sulle forme. La salatura ad umido si esegue ponendo, per un tempo prestabilito, le forme in bagno di acqua e sale; questo metodo produce il completo spurgo della pasta caseosa in un tempo brevissimo.