I pomodori secchi
Il pomodoro selvatico, ovvero Solanum racemigerum, è originario del Sudamerica occidentale. Portato nell’America centrale, fu messo a coltivazione dai Maya, i quali svilupparono il frutto nella forma più grande che conosciamo oggi, a sua volta adottato dagli Aztechi, che lo coltivarono nelle regioni meridionali del Messico. Dal Messico, fra il 1519 ed il 1522, i semi giunsero in Spagna al seguito di coloni e missionari, che prendendo a prestito il termine tomatl usato dagli indigeni, denominarono tomate il nuovo frutto. Giunto in Italia il pomodoro entra rapidamente a far parte della cultura popolare per tanti motivi tra cui, l’enorme semplicità della sua produzione, e la semplicità con cui può essere essiccato e conservato sul lungo periodo. Nel XVI secolo l’essiccazione era lo strumento principale per la conservazione degli alimenti. Gli altri metodi di conservazione consistevano nella messa sott’olio o sotto sale, ma sale e soprattutto olio erano abbastanza costosi - diversamente - fuoco, acqua di mare e sole erano abbondanti, soprattutto lungo le coste dell’Italia meridionale.
Il viaggio alla scoperta dei pomodori secchi comincia infatti, proprio dalle coste meridionali. La popolazione rurale cercava di sopravvivere sfruttando al meglio quello che il mare e la terra avevano da offrire, ed il pomodoro aveva la particolarità di maturare in uno dei momenti migliori dell’anno, se si voleva usare il sole per essiccare qualcosa. Giungendo, infatti, a maturazione in piena estate, i pomodori potevano essere essiccati al sole senza troppe difficoltà. Era sufficiente raccoglierli, tagliarli in modo da esporre alla luce diretta del sole la polpa acquosa, e lasciarli riposare, con non poche attenzioni, così, i cortili dell’Italia meridionale si riempivano di teli in canapa, con sopra distese sterminate di pomodori, di piccole dimensioni, tagliati in due o quattro parti, e lasciati al sole per diversi giorni. Si faceva sempre molta attenzione a non lasciarli all’ombra. Durante il giorno si cambiavano continuamente di posto mettendoli nella posizione dove il sole era più forte. Con tanta pazienza e cura si dovevano girare da un lato e poi dall’altro, più volte nell’arco della giornata, per permettere al pomodoro di seccarsi in ogni sua parte. E verso fine giornata, quando il sole iniziava a tramontare, si mettevano in casa perché, altrimenti, l’umidità della notte, li avrebbe rovinati.