Parlare di cucina piemontese e di cibi tradizionali significa molto spesso parlare di cibi poveri, di tradizione contadina ed artigiana, in cui trovavano ampio spazio polente, cereali, zuppe e verdure. Anche nelle zone di campagna alcuni periodi vengono ricordati per la povertà più assoluta, quella che un grande scrittore come Fenoglio definì la “malora”; era fame nera, e anche se a noi oggi potrebbe parere incredibile, erano tempi in cui era davvero difficile riuscire ad approvvigionarsi di cibo per il pranzo e la cena. È però un fatto che la fame aguzzi l’ingegno e pertanto la cucina tradizionale piemontese nasce spesso anche dalla creatività e trova nuovi modi di preparare le solite cose oppure stimola a trovare utilizzo anche a quegli avanzi o parti meno nobili del cibo che di primo acchito parrebbero scarti. Importante è anche la grande tradizione piemontese del Gran Bollito e delle sue salse. Si tratta di un gran piatto di carni di ogni genere: vitello, manzo o bue, testina o piedino, lingua e poi il cotechino di maiale, la salsiccia e l’eventuale sanguinaccio, Tra i volatili è di tradizione inserire il cappone, ma possono essere inclusi anche la gallina, il tacchino e il pollo. Il tutto viene servito in abbinamento a verdure lesse e a una preziosa selezione di salse di accompagnamento, tra cui troviamo la salsa verde, meglio conosciuta come bagnèt vèrd, la mostarda d’uva o cugnà e la salsa alla monferrina. Simbolo della tradizione popolare del “dì di festa” è il fritto misto alla piemontese, anch’esso nato per valorizzare le frattaglie e i resti della macellazione del maiale che necessitavano di essere consumati rapidamente, una volta separate le parti nobili utilizzate per insaccati e prodotti a lunga conservazione. Venivano quindi servite fritte insieme a frutta, verdura, crocchette di patate e parti dolci, come ad esempio il semolino e gli amaretti, in un contrasto dolce-salato che è tipico di questa preparazione, e diventavano vero e proprio momento di festa e piatto conviviale. Due aspetti sono cruciali per la riuscita di un buon fritto alla piemontese: la leggerezza del fritto (oggi si utilizza l’olio, ma nel passato si friggeva nel burro) e l’abbondanza del misto.
Si ringrazia Domenico Maria Jacobone per il supporto offerto nella ricerca Nascono così ricette ancora oggi famose ed apprezzate come la “bagna cauda” - vero e proprio simbolo del Piemonte - gustosa salsa a base di aglio, olio evo ed acciughe, servita insieme a verdure fresche e cotte; o la finanziera, un piatto tipico della cucina povera piemontese nato dal riutilizzo delle parti di scarto di carni bovine e bianche.