Partiamo dall’elemento principale delle materie prime del San Daniele Dop: le cosce di suino. Queste sono interamente prodotte e lavorate in Italia, in un’area geografica limitata. Parliamo infatti di una filiera produttiva composta da 3.799 allevamenti e 116 macelli, che abbraccia ben dieci regioni del nord e del centro della Penisola (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria). Ogni singola coscia è ottenuta da soli capi scelti delle razze Large White, Landrace e Duroc italiana. Sono poi anche ammessi i suini, in purezza o derivati, delle razze tradizionali di base Large White e Landrace, così come migliorate dal Libro Genealogico Italiano. E gli animali derivati dalla razza Duroc, così come migliorata dal libro Genealogico Italiano. Oppure ancora maiali di altre razze, meticci ed ibridi, purchè provenienti da schemi di selezione o incrocio con finalità compatibili con quelle del Libro Genealogico Italiano. I tipi genetici previsti sono caratterizzati dal raggiungimento di pesi elevati: il Disciplinare richiede un peso medio di 160 chilogrammi, con un range variabile del 10%. Sono invece assolutamente esclusi dal ciclo produttivo tutti i suini non appartenenti alle razze sopra indicate o non idonei ai tipi genetici consentiti. La creazione di una banca dati del DNA dei suini garantisce un’ulteriore azione di controllo sulla filiera con finalità antifrode e anticontraffazione del tipo genetico: attraverso un test del DNA sul prodotto finito, si certifica con la dovuta affidabilità l’uso di razze conformi.