Il cuore di Napoli a Bolzano.

Vincenzo “Zio Alfonso” Canzanella si raconta.

“Mi chiamo Vincenzo Canzarella e nasco a Napoli nel 1946, per la precisione nei Quartieri spagnoli. Lì, alla mia epoca, per poter mangiare, si imparava qualsiasi mestiere. Così, a 12 anni, nel 1958, iniziai a lavorare a Forcella nella pizzeria storica dei Pellone. Non sapevo che di lì a poco sarebbero diventati miei “zii acquisiti” perché mi innamorai di una loro nipote e la sposai”. Inizia così il racconto straordinariamente colorato di Vincenzo Canzarella, per tutti a Bolzano “Zio Alfonso”: la sua storia umana e professionale vede le proprie radici affondare in periodi in cui si viveva davvero in modo diverso e con una capacità di stare assieme agli altri fatta di solidarietà e fiducia reciproca.
Nel continuare la sua biografia, ci dice: “Ho fatto esperienza ancora, sempre come pizzaiolo, nelle zone più popolari di Napoli: in piazza Nazionale, in via San Giovanni a Carbonara, nel borgo Sant’Antonio, per i Napoletani, ‘o buvero, in quel luogo conosciuto dai più come “dal Maccaronaro“, un posto che serviva pizze e maccheroni sul ciglio della strada. Ricordo che anche mia zia faceva le pizzelle fritte e i pagnottelli (piccoli pani ripieni di residui della lavorazione del maiale, salumi e pezzi di formaggio) fuori al basso (tipica abitazione napoletana popolarissima, ndr), che si pagavano poche lire dopo otto giorni. All’epoca si faceva così per aiutare la gente che aveva pochi soldi ma che comunque doveva mangiare: ci si fidava della parola data. Allora si poteva fare, perché Napoli era genuina. E vera”.
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Le parole emozionate ed emozionanti di Canzanella sono la voce del ricordo e il preludio della sua storia di emigrazione. Una storia, come tante nel Sud Italia, di chi ha cercato di far emergere il proprio talento e farlo diventare ricchezza in territori ritenuti “colonizzabili” imprenditorialmente con un prodotto eccellente: la pizza. Ed è così che più di tre decenni fa, Canzanella ha deciso di aprire la sua pizzeria “Zio Alfonso” in uno dei luoghi di confine del Belpaese: Bolzano. Oggi è un Maestro Pizzaiolo certificato dall’Associazione Verace Pizza Napoletana ma è soprattutto un professionista energico ed appassionato. Perché il suo lavoro è la sua energia vitale, come ci spiega nel raccontare le varie stagioni della sua maturità e il suo arrivo in Alto Adige.
“Ho lavorato come stagionale un po’ in giro per l’Italia. Poi, nel 1972, ero alla Galleria Umberto I di Napoli, nei pressi di Piazza del Plebiscito quando un “sanzaro” (intermediario, ndr) che stava procacciando manodopera mi offrì un lavoro come pizzaiolo nella lontana Bolzano, in una pizzeria di nome Vesuvio, una tra le più vecchie della città. Accettai e rimasi lì per ben 10 anni. Andando via, cercai ancora lavoro per alcuni anni in altri locali della zona ma nel 1987 decisi finalmente, insieme a mia moglie, di aprire un locale tutto nostro: "Zio Alfonso". Negli anni, la conduzione è diventata totalmente familiare. È mia moglie infatti che si occupa della cucina, rigorosamente casalinga e tipicamente napoletana! (lo dice con orgoglio, ndr). Mia figlia invece addetta all’organizzazione e alla gestione mentre mio figlio Armando ha imparato il mio mestiere. E lo conduce con la stessa passione e tradizione che mi ha contraddistinto nel tempo”.
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E ora Vincenzo che fa? Va in pensione?
“Macché! Mai! Io ora mi prendo cura dei clienti. Ormai sono delle persone di famiglia e così condivido con loro qualche chiacchiera e molte coccole culinarie”.
Se dunque volete mangiare una vera pizza napoletana, potete andare a Bolzano. Vincenzo infatti con orgoglio e abnegazione è riuscito a instillare in questo territorio la passione per un prodotto che rappresenta molto più di una tradizione. E lo ha fatto credendoci sin dall’inizio, in quanto la targa all’esterno della pizzeria reca il numero 58 tra gli iscritti all’Associazione Verace Pizza Napoletana. si tratta di uno dei primi locali fuori da Napoli ad avere scelto questo percorso.
 
“Era il 1993 l’anno in cui decisi di associarmi all’Associazione Verace Pizza Napoletana, potendo garantire il rispetto di quei requisiti che da sempre portiamo avanti, iniziando dal forno a legna realizzato da mastri fornai che lavorano con la stessa passione da generazioni. E poi l’utilizzo di prodotti semplici e sempre freschi, scelti accuratamente dai produttori locali ma anche importati dalla mia terra d’origine. Credo fermamente che non sia affatto scontato ritrovare facilmente la tradizione, la semplicità e la genuinità che caratterizza noi e la vera pizza napoletana”.
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Semplicità e genuinità emergono subito però leggendo tutto il menu: le specialità – oltre alla Margherita amata da Vincenzo – vanno dal calzone fritto alla pizza con salsiccia e friarielli, alla parmigiana, al ragù napoletano, alla pastiera. Eccellenze che piacciono molto anche alla critica gastronomica, a giudicare dall’attenzione sempre crescente che – in un mondo in costante rinnovamento – riconosce in “zio Alfonso” un baluardo della tradizione.
La curiosità ci spinge a chiedere a Zio Alfonso quale sia la sua pizza preferita:
"La pizza è una cosa semplice: le giuste dosi di acqua, sale, farina, un pizzico di lievito di birra e il giusto tempo di lievitazione conferiscono al prodotto gusto e leggerezza. Niente di più: solo amore ed esperienza fanno la differenza. L’impasto riposa per un periodo compreso tra le 24 e le 48 ore e si condisce con pomodori pelati, fior di latte fresco, una spolverata di Parmigiano Reggiano, olio extravergine e l’immancabile basilico fresco".
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A cura della redazione

Marzia Buzzanca

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