Ad emergere, lentamente è anche un gusto differente, con il Nord a prediligere sapori tendenzialmente più dolci ed il Sud a guardare a sapori più decisi.
Nei secoli successivi il successo dei salumi si fa crescente e nel Rinascimento si assiste alla loro definitiva affermazione: la comparsa a corte e nelle ricche tavole di principi e nobili è un segno di una vera e propria consacrazione. A fine ‘500, nel manuale il “Trinciante” di Vincenzo Cervio, compare per la prima volta il sostantivo “salame” e si afferma il nome “salumiere” per l’artigiano che lavora le carni suine. Scompare invece il medioevale “lardarolo” e rimangono, al Centro e Sud Italia i termini “norcino” e “norcineria”. La produzione di salame diventa sempre più diffusa, trasversalmente apprezzata e slegata dalla necessità di recuperare tagli meno nobili, o di conservare sotto sale per lungo tempo: il salame diventa una questione di gusto e di specificità, con termini e denominazioni che diventano ben presto note, come salame Milano o salame Ungherese o salame Napoli. Se l’affermazione di un processo industriale di produzione ha moltiplicato e reso accessibili le possibilità di assaggio, l’elemento territoriale resta ancora vincente, con piccole produzioni di nicchia che meritano di essere conosciute e valorizzate. Le differenze restano quindi il punto di forza della tradizione italiana: anche se le fasi di lavorazione e di produzione sono analoghe (triturazione, miscelazione con sale e aromi, insaccamento e stagionatura sono momenti comuni), l’arte determina sapori assai diversi. Abbiamo infatti più di 100 salami tradizionali riconosciuti: origine della carne, zona di produzione, tipo di taglio impiegato, tipo di grana, tipi di spezie utilizzate (aglio, peperoncino, semi di finocchio, grani di pepe, ginepro), quantità e qualità del grasso, durata e condizioni di stagionatura, forma e dimensioni, affumicatura, muffe ... ognuno di questi elementi contribuisce a restituire un risultato diverso. Se da nord a sud della penisola c’è l’imbarazzo della scelta – il Lombardia ecco il Brianza (Dop), il Cremona (Igp, Lombardia) e Salame di Varzi (Dop), in Emilia Romagna il Felino (Igp) e il Piacentino (Dop), in Sicilia quello di S. Angelo (Igp) – il consiglio, per usare al meglio il salame sulla pizza è quello di aggiungerlo al momento giusto, affinché il calore non secchi la carne.