Ma in questa competizione non ci sono stati solo campioni, ma anche delle campionesse. Non molte, bisogna ammetterlo, anche se la quota rosa delle iscritte aumenta ogni anno di più portando con sé novità, tendenze e gusto. Facendo un excursus veloce già la prima edizione ha la sua campionessa, vista la suddivisione tra uomini e donne in gara per la pizza classica. Sul podio 1992 sale Fabiola Nardi. Dall’anno successivo non c’è più distinzione di genere e si gareggia all’ultima pizza insieme. Primissima campionessa mondiale è Sheila Marra per la categoria pizza classica nel 1998; seguono nel 2002, un anno rosa, Elena Spera per la Classica e Filomena Paolella nella Teglia; nel 2008 è la volta di Rosa Casulli quarta donna, e ad oggi ancora ultima, che in trent’anni si aggiudica il titolo per la Classica e poi Camelia Rusu primo posto per la Teglia nel 2022.
Testimone del “pizza girl power” abbiamo fatto una chiacchierata con Rosa Casulli, pizzaiola vincitrice nel 2008 del Campionato Mondiale della Pizza e titolare della pizzeria Mc Rose a Putignano (Ba). Per lei non ci sono dubbi: le donne sono più brave degli uomini. “Conosco tante pizzaiole donne molto brave, professionali e talentuose e mi auguro che in futuro ce ne siano sempre di più. Ancora oggi non sono tantissime le donne che intraprendono questo percorso, al contrario di quanto accade nella ristorazione in generale e in effetti va anche detto che fare la pizza è un lavoro anche faticoso e non facile da coniugare con la famiglia: pensate alle tempistiche di lievitazione e preparazione che ti tengono occupata buona parte del giorno, la gestione dei fornitori e poi gli orari di servizio, quasi sempre serali. E poi, se sei donna, devi per forza di cose impegnarti il doppio per emergere nella competizione con il pizzaiolo maschio”. Ciò che contraddistingue Rosa è la passione e la costanza che negli anni l’hanno portata ad approfondire le sue conoscenze, i suoi impasti, l’accortezza e l’attenzione che mette nella scelta dei suoi ingredienti. Per lei il territorio è al primo posto e infatti è proprio con una pizza dal nome “Chilometro 0”, che vince il Campionato Mondiale della Pizza. Una pizza classica ricca di prodotti della sua terra pugliese: Capocollo di Martina Franca, funghi cardoncelli, patate lesse, Caciocavallo pugliese, carciofi, salvia e rosmarino. Da quel 2008 che l’ha vista sul gradino più alto del podio, oggi la sua esperienza è cresciuta ancora di più e anche a lei abbiamo chiesto come ha vissuto quella vittoria di diversi anni fa: “La mia vittoria è stata il raggiungimento di un risultato dopo tanto sudore e fatica; avevo partecipato anche negli anni precedenti e arivata sempre nei primi 10 posti, nel 2006 terza per la Teglia e alla fine ce l’ho fatta. Io lo ammetto: sono sempre andata al Campionato per vincere e non per partecipare e ce l’ho messa tutta per riuscire. Tante cose nuove nella vita professionale di Rosa Casulli che ormai è giurata fissa tutti gli anni al Campionato. Ma com’è cambiata la sua pizza in questi anni? “Per me la pizza èt utto -ci dice- non è solo il mio lavoro, è la mia vita, mi sono dedicata con passione smisurata agli impasti, a studiare le farine, le idratazioni, a creare farciture nuove con una selezione attenta delle materie prime. La mia pizza è sicuramente stagionale, per quanto posso sostenibile. Uso mix di farine che seleziono e combino personalmente, ho anche impasti integrali, di grani antichi, anche questi di territorio come il Tritordeum, prodotto nella nostra Murgia, e il Senatore Cappelli, prodotto ad Alberobello. Uso lievito madre ed effettuo una lievitazione di 48 ore per ottenere un impasto digeribile. Il risultato è una pizza di spessore medio, non la bassa barese né quella alta napoletana. Quello in cui credo è che la pizza deve essere fatta solo con ingredienti di qualità, di materie prime del territorio, le cosiddette eccellenze. Prediligo il territorio, conclude: “il mondo pizza ha subito una radicale trasformazione, all’inizio quando ho vinto eravamo in pochi a fare le pizze definite gourmet, il campionato era l’occasione per cimentarsi con nuovi abbinamenti e ricette particolari. Oggi quella che si definisce gourmet si trova dappertutto e, almeno nella forma, non è una novità. Sono cambiati gli impasti, le farine, si spazia tra vari formati, insomma sono state sdoganate molte cose che per fortuna sono più accessibili a tutti. Da questo punto di vista, il Campionato rimane un rierimento per il confronto, per conoscere novità, tendenze. E per sopravvivere a questo ritmo di cambiamento e alle mode ci aiuterà solo la creaività”.