Dopo gli esordi, è seguita una veloce evoluzione e, mentre alcuni agriturismi sono rimasti fedeli alle origini, altri hanno arricchito l’offerta, mettendo a disposizione degli ospiti cavalli per passeggiate in campagna o biciclette per visitare paesi vicini e luoghi di interesse naturalistico, culturale o artistico. Altri ancora hanno migliorato e ingrandito l’orto, aumentando la produzione di ortaggi, legumi, zucche, erbe aromatiche; hanno riempito l’aia di animali da cortile e allevato più maiali per poter offrire una maggior varietà di piatti a base di materie prime di propria produzione. E, crescendo ancora di numero, molte aziende agrituristiche sono diventate quasi delle trattorie campagnole sempre affollate nel fine settimana, utili per migliorare l’economia famigliare.
Pian piano, in questi anni post-pandemici, anche per gli agriturismi molte cose stanno cambiando e su questo mondo sta soffiando un vento nuovo che ha già fatto giungere a maturazione i primi frutti. Dimentichiamo, dunque, il passato, quasi ovunque ormai lontano ovvero quel dilettantismo che, nella seconda metà del secolo scorso, aveva spinto diversi titolari di aziende agricole a improvvisarsi ristoratori e dove si mangiava anche bene ma che si distinguevano molto poco dalle trattorie di paese. L’agriturismo, già lo sappiamo, è un’attività legata alla terra, a un’azienda agricola gestita dalla stessa famiglia che lavora i campi e che, in questo modo, arrotonda le entrate, spesso magre se l’azienda è piccola. Da un po’ di tempo, grazie anche all’impegno formativo delle associazioni di categoria e alle esperienze fin qui maturate, si sta rendendo concreto il significato vero del termine “agriturismo”, che è turismo in campagna, sia esso in pianura, in collina o addirittura nelle malghe di montagna ed è un luogo dove si va per godere un po’ di relax e per gustare i prodotti della terra e i piatti lì dove nascono i prodotti impiegati: carne, ortaggi, frutta, vini e, nelle aree vocate, anche olio extravergine d’oliva, funghi e altro. Se è così – e deve esserlo – si capisce subito l’enorme differenza fra l’agriturismo e la ristorazione tradizionale delle trattorie e dei ristoranti. Queste ultime attività, non essendo quasi mai legate alla terra, acquistano la materia prima necessaria dove ritengono opportuno.
L’agriturismo futuro - in un numero crescente di casi già oggi – confeziona e serve piatti con prodotti quasi esclusivamente propri o di colleghi che operano come loro (ad eccezione, è chiaro, di sale, spezie, caffè e poco altro). Nell’agriturismo si hanno quindi piatti realizzati con materie prime dalla filiera corta, controllabile e di sicura qualità. E già questo è un pregio non trascurabile, avendo i clienti la certezza di trovare una cucina realizzata con prodotti locali, buoni, sani, freschi e di stagione.
Quindi, la cucina degli agriturismo del futuro – ma, come detto, la si può trovare anche oggi – grazie all’aumentata cultura e serietà professionalità dei titolari è cucina di alta qualità sostanziale perché realizzata con materia prima di qualità da personale che ha studiato e frequentato appositi corsi di qualificazione curati dalle associazioni di categoria.