PROPRIETÀ ORGANOLETTICHE DI UN BUON OLIO D’OLIVA ITALIANO (COLORE, ODORE, SAPORE)
Il colore colpisce l’attenzione, ma non è un indicatore di qualità. Odore e sapore, invece, possono raccontare molto dell’extra vergine e, in genere, vanno di pari passo. Ad un odore sgradevole si coniuga spesso un sapore cattivo. Ad esempio, al rancido, difetto dovuto all’ossidazione del prodotto, si accompagna il sentore di prosciutto ingiallito, di vernice o plastica. Anche un sapore piatto è considerato indice di cattiva qualità dell’extra vergine.
Lo stesso vale, al contrario, per le caratteristiche tipiche di un olio buono e sano, ovvero il fruttato, l’amaro ed il piccante. In particolare il fruttato si segnala per l’odore fresco e gradevole che ricorda l’oliva o, addirittura, la foglia di ulivo sfregata tra le mani. Anche sentori che ricordano la foglia di pomodoro, il carciofo e altri odori di vegetali o di frutta verde quali la mela, sono note che confermano la qualità dell’extra vergine. Se assaggiando l’olio si sente il gusto di amaro e/o piccante, l’olio è buono. Queste sensazioni sono dovute alla presenza di composti fenolici, antiossidanti naturali che proteggono l’olio durante la conservazione e che sono alla base delle sue virtù salutari.
Per capire bene l’olio, non c’è che un modo: assaggiare, assaggiare, assaggiare. In Italia esistono più di 500 cultivar. Ecco perché il consumatore deve sperimentare prodotti diversi. Il ristorante diventa, per così dire, la “scuola” ideale per degustare oli diversi, provando abbinamenti differenti. Lo stesso ristoratore diventa così un “ambasciatore dell’extra vergine”, che può guidare il cliente in questo viaggio, narrando nel modo giusto i prodotti che propone alla sua clientela.