Il Gourmet è made in Italy
Nato per sperimentare e anche un po' per “meravigliare“, il gourmet significa anche tanto studio e prove per unire tecniche e gusto. Si vuole creare la cosiddetta memoria sensoriale.
Qualche anno fa si andava a mangiare fuori e si tramandava di padre in figlio la cultura di ristoranti o pizzerie della tradizione locale. Oggi, con l’avvento dei social e con la saturazione del mercato nel mondo del food, siamo nell’era del gourmet. I più grandi chef di cucina sono sempre sulla bocca di tutti e lavorano per ottenere le famose stelle. Oggi gli chef pizzaioli lavorano per ottenere gli spicchi e per dare al cliente l’opportunità di un lusso accessibile a tutti. Tra amici e in famiglia non si racconta più “Ho comprato la macchina” o un bell'orologio ma si racconta cosa e dove si è andati a mangiare, per scoprire quel gusto, quel prodotto ma fondamentalmente per andare ad immortalare quel momento con i selfie o con gli scatti più belli da pubblicare sui propri profili social e così vivere un esperienza culinaria da protagonisti. Del resto, visto il periodo socio economico che stiamo attraversando, il cibo è rimasto uno dei pochi piaceri accessibili. Anche i media oggi propongono programmi di cucina diversi e cercano sempre più il coinvolgimento nel gourmet dell'utenza televisiva. Di certo la bilancia ci presenterà il conto, ma il gusto ne uscirà vittorioso!
Vista questa tendenza molti pizzaioli chef hanno iniziato a proporre vari prodotti in diverse forme, ma sempre chiamando la pizza come tale. La pizza diventa un piatto da farcire, condire e abbellire fino ad ottenere un effetto sorprendente. Si evolve un percorso sensoriale nuovo: la base della pizza si presta a creare piatti con carne, pesce, verdure e tanto altro, usando sempre più spesso impasti e condimenti insoliti. Nel frequentare le pizzerie si scoprono impasti di ogni genere: con la canapa, con la barbabietola, con il carbone vegetale e con tanti altri prodotti. Si fa un po’ per seguire le mode ma soprattutto per differenziarsi dagli altri. Il gourmet ha dato anche l’opportunità di avere guadagni più importanti visto che la novità non ha, per un po’ di tempo, avuto concorrenza. Molti mulini iniziano così a creare farine con cereali, curcuma, germe di grano, farro, riso nero, riso rosso e via elencando, e cercano di coinvolgere nell’utilizzo delle stesse gli chef pizzaioli emergenti ed estrosi sempre più conosciuti, per poi nominarli loro brand Ambassador.
Fa piacere trovare molte novità e diversi impasti e condimenti, ma è anche vero che si torna sempre e comunque a quei gusti e a quei prodotti della tradizione italiana con i quali siamo cresciuti e non ci dispiace oggi trovarli con una ricerca attenta, etica e produttiva, dal gusto vero, autentico e naturale. Molte aziende medio-piccole, per non essere fagocitate dalle grandi, si impegnano a mantenere e produrre gli antichi gusti per poi trovarli nella pizza o nel piatto dello chef pizzaiolo attento ancor di più alle materie prime. Molti prodotti, prima meno conosciuti, oggi li troviamo scritti nei menu con denominazione IGP, DOP, STG e BIO. Così, inconsapevolmente, difendiamo la nostra storia agroalimentare. Oggi anche le aziende di olio hanno fortunatamente valorizzato il nostro patrimonio storico: pensate che abbiamo in Italia più di 600 monocultivar e di conseguenza 600 sapori, odori e gusti differenti di olio. Per non parlare poi dei pomodori, che oggi arricchiscono di sapore e colore ogni buona pizza: dal principe dei pomodori, il famoso San Marzano al Marzanino, dal principe borghese giallo al corbarino fino al pomodoro nero e tanti altri che regalano emozioni di gusto uniche. E non dimentichiamo la nostra tradizione casearia e salumiera che lavorano per darci sapori indimenticabili. Insomma il gourmet, o ricercato, o innovativo come si vuole chiamare, è l’amore verso la buona cucina.