Michele, parlaci della ‘mbosta.
"La ‘mbosta è stata sempre il pasto del popolo, delle persone semplici: di contadini, operai, muratori e figli che uscivano di casa per andare a lavoro, a scuola o da qualunque altra parte e non potendo tornare per pranzo portavano con sé la ‘mbosta. Io sono un esempio di questa normalità; come sai mi piace innovare partendo dalle mie radici. Ad ogni modo ricordo che la portavo tutti i giorni a scuola, e poi a lavoro quando finii la scuola. Ti dico di più, spesso me la portavo anche in caserma, quando rientravo dalle licenze durante il servizio militare, e la mangiavo nei successivi giorni. Sapeva di buono e di nostalgia, indimenticabile. Le cose belle sono quasi sempre semplici e la ‘mbosta non fa eccezione, in buona sostanza è un’antenata del cibo d'asporto ed è caratterizzata da parole che oggi definiremmo “chiave”: diciamo #bontà, #genuinità, anche sazietà, nel senso che doveva soddisfare sempre anche quel versante. Erano tempi in cui le nonne, le mamme e le mogli che preparavano la ‘mbosta volevano che i loro cari potessero lavorare o studiare mangiando cose buone. Da questo punto di vista mi sento di affermare che la ‘mbosta è anche un modo di essere della nostra comunità, quella cilentana, una parte della nostra cultura, della nostra storia e della nostra identità."