Ragionando sul concetto della diversità o meglio dell’unicità, possiamo dire che “Clementina” non è una “banale” pizzeria. Per chi è stato qui, sa che c’è la possibilità di un percorso composto da una serie di lievitati e topping ricercati creati da Luca Pezzetta che trova in parallelo uno o più percorsi disegnati da Daniele Mari, che ci racconta come ha costruito la sua carta dei vini: “Abbinare sui piatti e i lievitati di Luca per me è uno stimolo quotidiano. C'è talmente tanta complessità, profondità di sapori, integrazione di profumi che trovare il prodotto giusto per molti è più semplice di quello che si pensi. Ma io amo sbalordire con un pairing difficile: è lì che mi piace eccellere.
La carta di “Clementina” è unica: ho lavorato con una divisione inusuale per famiglie e non per regione, individuando 3 o 4 focus su alcune uve che prediligo e che, secondo me, si sposano perfettamente con le creazioni di Luca. Avere una pagina intera di Riesling o di Pinot Nero o, ancora, di Chablis lo trovo stimolante per me e credo lo sia anche per i nostri clienti. Ma esistono anche dei paletti che secondo me vanno rispettati: avere dei vini con determinate caratteristiche è elemento fondamentale per andare incontro ai gusti della clientela, a prescindere dall’identità del locale. Per esempio, da “Clementina” le bollicine sono le più vendute, tanto da aver creato una selezione totalmente in esclusiva tra Franciacorta, Champagne, Rifermentati, Metodo Charmat”. E continua: “Per quanto concerne il discorso pizza e vini del territorio, sono dell’avviso che si può e si deve fare di più, soprattutto nel nostro Lazio. La prossima carta di “Clementina” avrà infatti una profondità diversa e la nostra regione uno spazio ancora più ampio. Ogni pizzeria dovrebbe dedicare una pagina intera ai prodotti del territorio sempre e comunque”.
Al di là dei metodi o delle tecniche di abbinamento è sempre l’emozione che vince e la voglia di creare esperienze da vivere: lo ha sottolineato Luongo e lo conferma anche Mari, che vede l’abbinamento pizza-vino come un qualcosa di privato, di intimo, con cui divertirsi soprattutto se sei quello seduto al tavolo: “I miei clienti si affidano a me al 100%. La cosa importante per loro è bere sempre differente per non annoiarsi e per scovare cose diverse. I clienti nuovi, invece, rimangono sempre un pò spiazzati ma, se riesco a entrare nella loro testa, allora il gioco è fatto”.
C’è un tassello fondamentale che ancora non abbiamo affrontato ed è quello della formazione per questo tipo di pairing. Ho chiesto ad ambedue gli interlocutori se secondo loro fossero più da formare i pizzaioli, i sommelier o i clienti. Entrambi hanno risposto senza esitazione: “tutti e tre”, ognuno in forma differente sicuramente ma con la chiara coscienza di crescere tutti insieme e creare un dialogo senza mai essere al di sopra.