Ed ecco che torniamo in Campania: Francesco Martucci, nella sua “I Masanielli” di Caserta ha proposto appunto la “Annurca”: qui il frutto è ridotto in purea, dopo essere stato infuso con la vaniglia, accostato a guanciale croccante di suino grigio-ardesia, fior di latte e, all’uscita, Conciato romano.
A giocare con le consistenze è poi Luca Brancaccio, che nella sua pizzeria di Caserta ha creato una pizza composta da base bianca con fior di latte, lonzarda di maiale nero casertano e mela Annurca in purea, disidratata e fresca tagliata a fette sottilissime. A chiudere, confettura di pomodorino del Piennolo Dop e Conciato Romano grattugiato che, con il suo gran carattere, pare abbinarsi perfettamente alla mela. A dialogare ancora con il territorio con l’obiettivo di valorizzare i prodotti locali è di nuovo Franco Pepe che nel 2017 firma la Crisommola, una pizza dedicata all’albicocca del Vesuvio. Un prodotto locale, di cui si contano una quarantina di varietà (pellecchiella, vitillo, vollese, boccuccia, prevetarella, ceccona, palummella): tra tutte, la scelta di Pepe cade sulla vitillo, proposta in confettura su pizza fritta, con l’acidità del frutto a bilanciare e a sgrassare. Ancora le albicocche: si chiama “Pizza Tatin Vesuvio” la proposta di Aniello Falanga della Pizzeria Haccademia a Terzigno. Qui ecco la pellecchiella, che viene riletta in chiave francese con il riferimento alla nota tarte tatin francese. Le albicocche sono cotte in padella con burro e zucchero per meno di 10 minuti, poste alla base di una teglia e ricoperte con il panetto di impasto, sigillando la cornice con le mani. Una spolverata di zucchero e quindi la cottura, al termine della quale la pizza viene capovolta, completandola con scaglie di cioccolato fondente e noci. I modi per valorizzare frutta e pizza, insomma non mancano: la chiave è l’atteggiamento con cui ci si accosta ai due elementi, dimostrando di saperli valorizzare dialogando con il territorio.