Giulia & Giulia: campionesse del mondo

Non so a voi ma a me ricordano un po’ come “Kramer contro Kramer” o, forse, “Will & Grace”, “Tom & Jerry”, insomma una di quelle “strane coppie” che popolano l’immaginario collettivo: creative, estroverse, folli, geniali.
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Quel che è certo è che immaginare la ventunenne Giulia Vicini e la trentaquattrenne Giulia Zanni separate l’una dall’altra è quasi impossibile. Premetto, però, che quando Giulia Vicini mi aveva anticipato qualche mese fa che avrebbe partecipato di nuovo al Campionato mondiale della Pizza, mai avrei pensato che i giudici avessero “concesso il bis” a una delle pizzaiole più giovani d’Italia (e, probabilmente, del mondo).
Invece, la sera di giovedì 11 aprile non solo “le Giulia” (ufficialmente solo Vicini ma – nella concretezza – anche Zanni) hanno conquistato per la seconda volta il Premio “Pizzaiolo del Cambiamento” ma hanno addirittura “raddoppiato”, piazzandosi sul gradino più alto del podio della categoria più ambita: Pizza Classica. Bam! Le urla di Giulia Vicini e le lacrime di Giulia Zanni resteranno impresse a tutti noi che abbiamo vissuto la loro emozione. Emozione raddoppiata nel rivedere una donna (anzi due) salire sul tetto del mondo della pizza, 16 anni dopo la vittoria della pugliese Rosa Casulli, titolare del “McRose” a Putignano (Bari), ancora oggi indiscutibilmente tra le più brave pizzaiole d’Italia.
 
Giulia & Giulia, invece, vengono dal Nord, sono lombarde. Giulia Vicini è la titolare della pizzeria “Giuly Pizza” a Castelli Calepio, in provincia di Bergamo, il locale in cui Giulia Zanni lavora da qualche anno, ovvero da quando la piccola Vicini ancora si arrampicava al banco delle pizze per aiutare il papà ma non si era immersa del tutto in questo mondo.
Sono state loro ad avere il coraggio di “rivoluzionare il Campionato”: lo scorso anno, nel presentare “Terra Terra”, la loro creazione, parlavano di sostenibilità, attivismo e responsabilità, facendo esplicito riferimento agli insegnamenti di Slow Food. Quest’anno sono andate ancora oltre e hanno vinto, per la prima volta nella storia del Campionato, con una pizza vegana, il cui nome è tutto un programma: “Spontanea”.
Approfittando del momento di “fuga” dal lavoro di Giulia Zanni, che, immersa nella rigogliosa campagna bergamasca, mirava “interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quïete” (per dirla alla maniera di Leopardi), ho raccolto le impressioni delle nostre campionesse, facendomi trasportare dall’intensità del loro sguardo.
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Vegana. Una pizza vegana: perché?
Vegana, sì, perché Il veganismo è dettato da principi etici di rispetto per la vita.

Avete avuto il coraggio di portare al Campionato del mondo la vostra pizza vegana e avete stravinto: come è potuto accadere, secondo voi?
Non volevamo proporre una pizza che fosse un manifesto politico o un'unica soluzione ma piuttosto il contenitore delle nostre emozioni, i nostri colori, il legame che sentiamo con la natura. Qualcosa che ci viene davvero naturale e che poi siamo costrette a definire solo per poterlo spiegare. È una pizza a impatto quasi zero. crediamo ci sia la necessità oggi di essere sempre più delicati e rispettosi verso il nostro pianeta.

Ci raccontate “Spontanea”?
"Spontanea" è come noi, proprio come siamo spontanee noi. I nostri progetti vengono prima di noi, nel senso che nascono quasi da soli come se fosse il nostro inconscio a guidarci e poi successivamente cerchiamo di capire il perché e dove siamo arrivate. La cosa che abbiamo messo più a fuoco è sicuramente il fatto che vogliamo fare della nostra pizza un’opera d’arte, uno strumento prezioso per arrivare alle persone. Ed è così che "Spontanea" è una pizza vegana su impasto di farina di grani antichi con una base di farinata di ceci.
Tra gli ingredienti, abbiamo usato verdure fermentate, ovvero cotte attraverso un procedimento che non usa calore né energia elettrica e conserva ancora meglio le loro proprietà.
Abbiamo usato cipolle e rapanelli fermentati in acidulato di umeboshi, tutte verdure di stagione biologiche, gli asparagi e la patata in diverse consistenze, ortiche di montagna, fiori di rosmarino, crema di zafferano e cialde di polenta di mais rosso. Ogni elemento è stato curato nel minimo dettaglio: il tagliere in legno di noce su cui l’abbiamo presentata, per esempio, è stato realizzato dal compagno di Giulia Vicini e il piatto da un ceramista locale. Il tutto è stato accompagnato da un vino biologico e biodinamico della Franciacorta.
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L’anno scorso avete vinto il premio “Pizzaiolo del cambiamento”: nel frattempo, è cambiato qualcosa tra i vostri clienti?
Pensiamo che l'incontro tra noi possa aver generato una forza speciale, un'alleanza, una sinergia, come nelle consociazioni tra le piante nell'orto, insieme ci siamo alimentate e poi tutto il resto è stato una conseguenza della dedizione. Forse abbiamo vinto perché siamo vere. Perché siamo donne? E forse è la donna, bellezza e creatività per natura, che può cambiare il mondo? Di certo, possiamo dire che stiamo attirando persone in sintonia con noi: tutto accade con naturalezza, senza parole, senza troppo spiegare.

Giulia V, tuo padre non era del tutto convinto della strada che stavate intraprendendo: ora cosa ne pensa?
Il cibo nutre il pensiero, apre la mente e, come per magia, qualcosa cambia.

E, ora, la stessa domanda ma da cui mi aspetto due risposte diverse: se dovessi dare un messaggio alla Giulia del futuro, cosa le diresti?
Giulia Zanni: Alla Giulia del futuro voglio dire di stare nel presente continuando a mettere amore in ciò che faccio, perché, come un “effetto farfalla”, un semplice battito d'ali può creare uno tsunami dall'altra parte del mondo.
Giulia Vicini: Che domanda difficile! Alla “me del futuro” voglio dire di non perdere mai il mio lato da “bambinona”, da bambina creativa che non ha paura del giudizio degli altri ma “se ne sbatte” perché vuole fare solo ciò che la fa stare bene. Come adesso che me ne sbatto delle responsabilità e trovo comunque il tempo di fare duecento sport e duecento cazzate. Le chiedo di non perdere mai il suo lato bambina che sorride a tutti, che non ha paura di sporcarsi, che è anche un po’ ingenuo, forse. Che crede che sia sempre tutto bello e che il mondo lo possiamo conquistare a forza di sorrisi e di lavoro, anche in silenzio. Questo lato un po’ bambina che vede tutto sempre un po’ positivo e non vede mai le cose negative perché quelle proprio non la toccano mai. E che “ci crede sempre”.
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di Antonio Puzzi

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