L’attività è nata nel 1917, come bar dei poveri. Si comprava il “caffè 100g”, lo “zucchero 50g” nelle bustine. Inizialmente era dei miei zii, fino al 1983, quando l’ha rilevata mio padre. Io facevo tutt’altro, avevo un’officina meccanica di motociclette. Ho iniziato nella pasticceria come barista ma mi affascinava il mondo dell’arte bianca. Sai, avvolgere i cornetti, preparare le brioches, osservavo molto. Lavoravano con noi i migliori pasticcieri e loro gli dicevano: “devi toglierlo dal bar, ha la stoffa del pasticciere. Nessuno gli fa vedere come si fa e lui lo fa lo stesso, ha la passione”. Un bel giorno i pasticcieri hanno lasciato il laboratorio, così, dalla sera alla mattina e mi sono avventurato. Io e mio fratello ci siamo dati da fare. Una ricetta dall’amico di papà, una ricetta dal cugino pasticciere e così via. Ad un certo punto è venuto a lavorare con noi un pasticciere molto forte, che all’epoca lavorava con Moccia (altra storica insegna partenopea, ndr). Lui ha iniziato ad insegnarmi, ma non tutto. A quel tempo c’era il “segreto del pasticciere”, non si condivideva ogni cosa; per esempio, non mi faceva vedere i pesi sulla bilancia. Così ho fatto lo scugnizzo, ogni giorno vedevo un peso, per rubare una ricetta ci mettevo una settimana. Lui andava via e io provavo, poi pulivo tutto prima che rientrasse. Avevo 26 anni. Dopo circa otto mesi ho detto a mio padre: “non chiamare nessun altro”, ci avrei pensato io insieme a mio fratello. È stato emozionante preparare la prima torta, la ricordo ancora, era di Biancaneve. Poi ho iniziato con le pastiere, uguali a come le faceva la mia mamma. A partire dal grano crudo, facendo il sottovuoto, mettendolo nel latte il giorno dopo; sai, proprio la pastiera casalinga. Un successo. La faccio così ancora oggi, con un metodo antico e tradizionale.
Mi sono iscritto all’Associazione pasticcieri napoletani, i corsi mi hanno affascinato e così ho iniziato anche i primi concorsi. È in quel momento che ho scoperto la passione per il cioccolato. Mi sono iscritto al concorso nazionale con Perugina e ho vinto il primo posto per il “miglior cioccolatino italiano”. Totalmente inaspettato, mi sono iscritto per tentare ma sapevo che al Nord che ci fosse maggiore cultura del cioccolato... e invece ho vinto. La Perugina ha organizzato anche un gran galà, è stato meraviglioso, il premio più bello che abbia mai ricevuto. Ho partecipato anche alla selezione per il mondiale di Parigi e ho superato anche quella. Ho portato il mio lavoro già assemblato da Napoli, durante il tragitto si è rotto un pezzo e alla fine ho raggiunto il sesto posto. Anche questa è stata una grande soddisfazione, non è un concorso facile e c’erano davvero tanti professionisti. A Napoli poi, sempre nel mondo della cioccolata, ho vinto una medaglia d’oro per un altro primo posto. Tutto questo mondo mi appassiona. Ancora oggi, a 58 anni, mi sale l’adrenalina quando preparo un dolce. Il mio lavoro non mi stanca, non ci riesco a stancarmi. Mi soddisfa troppo.