La merenda dei bambini

Insegnamo ai nostri figli a mangiare bene, eliminando i prodotti che fanno male. In commercio ce ne sono ancora tanti

Se osservassimo con più attenzione cosa tirano fuori dagli zaini i bambini, quando, in una scuola primaria, suona la campanella dell’intervallo, vedremmo sicuramente: barrette al cioccolato di varie forme, focacce extralarge, sacchetti di patatine ai gusti più strani, biscotti farciti, ricoperti o glassati.
Raramente, con soddisfazione, qualche bimbo, tira fuori una banana o un mandarino e questi esempi sani si perdono, irrimediabilmente, tra le bombe caloriche dei compagni.
Ci sarebbe da puntare il dito contro chi inserisce queste merende negli zaini: mamme, papà, nonni che per il desiderio di soddisfare le richieste dei bambini, si allontanano dalla consapevolezza che  sono altre le cose che vanno insegnate, e cioè, che a mangiare bene è importante cominciare fin da quando si è piccoli. E’ da piccoli che si forma il gusto, cioè si sceglie quello che piace.
Se si impara o ci si abitua a mangiare cibo molto dolce, molto salato, molto grasso sarà molto probabile che si cercherà e si apprezzerà soprattutto quel cibo per il resto della vita.
Lo sappiamo tutti, esperti, nutrizionisti ma anche i produttori di merendine. E questa è la potenzialità insita nei bambini: sono i consumatori del futuro, sono il prossimo target a cui le grandi aziende puntano.
Ma, niente illusioni, non è infilando negli zaini frutta o carote a pezzetti che si può convertire un bambino.
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Il segreto, dunque, è variare

L’educazione alimentare parte anzitutto dal buon esempio; nessuno vi seguirà se per primo non mangiate una mela o un’arancia, ed è inutile eliminare dalla dispensa merendine e snack. Così si rischia di fare peggio: meglio insegnare ai propri figli a scegliere, variare, assaggiare cose nuove.
A tavola non va demonizzato nessun alimento.
Se si mangia in modo equilibrato a pranzo e a cena, ci si può concedere anche un dolcetto per la merenda. Ma che sia uno.
Se la colazione è già stata piuttosto golosa, a metà mattina meglio scegliere un frutto o uno yogurt. Se invece c’è bisogno di un po’ più di energia per affrontare l’ora di nuoto, ben venga qualche biscottino al cioccolato.
Non è difficile insegnarlo ai bambini. Comprendono facilmente il concetto di piramide alimentare, con la frutta e la verdura alla base e i dolci in cima.
 
Se si fa merenda a metà mattina con una brioche, per lo spuntino del pomeriggio si deve scegliere uno yogurt, la frutta oppure cracker. La regola di una concessione al giorno al bambino, aiuta tutti: i genitori, che non avranno sensi di colpa e i bambini, che non si sentiranno frustrati, anzi, ogni giorno, insieme, si potrà decidere quando concedersi un dolce o altro.
Il segreto, dunque, è variare.
Se l’alimentazione quotidiana è equilibrata, si possono tranquillamente alternare merende più ricche ad altre più salubri; l’importante è calibrare tutto, tenendo conto anche degli impegni di studio o quelli sportivi dei bambini e, viceversa, delle giornate più tranquille e sedentarie. Se si vuol essere più scrupolosi, l’ideale sarebbe offrire o proporre merendine con il profilo nutrizionale migliori. Certo non c’è da aspettarsi miracoli, ma gli snack non sono tutti uguali: alcuni contengono troppo sale, altri troppi grassi saturi, altri ancora sono ricchi di zuccheri.
Purtroppo è quasi impossibile trovare prodotti industriali con l’equilibrio perfetto tra nutrienti e ingredienti di qualità; si può però scegliere il male minore. Anziché dare per merenda un pacchetto di wafer alla nocciola con 8,4 di grassi saturi, si può proporre una brioss alla frutta con 0,5 a confezione. 
Entrambe sono dolci, ma con un contenuto in grassi decisamente diverso in qualità e quantità: non a caso uno contiene olio di palma.
 
E’ proprio l’olio di palma, ma non certo il solo, uno dei problemi legati alle merendine.
Nel 2014 è diventato obbligatorio specificare in etichetta il tipo di grasso vegetale usato, e le domande che vengono poste a proposito della sua bontà o meno, se è cancerogeno, se la produzione nuoce all’ambiente, si sono amplificate, e nel dubbio si pensa bene di fare piazza pulita in dispensa di tutti i prodotti che lo contengono.
La svolta salutista è però durata poco, nel momento in cui le mamme si sono rese conto che i prodotti liberi da questo olio sono una rarità. Come ci si può difendere? Anzitutto, informandosi.
E’ vero l’olio di palma non fa bene alla salute. Lo si usa da decenni perché è solido e quindi rende gli alimenti cremosi o croccanti, senza influenzarne i sapori. Per questo motivo può sostituire i grassi idrogenati e il burro, troppo costoso per le industria alimentare.
Purtroppo, proprio come quest’ultimo, l’olio di palma contiene molti grassi saturi. Se si assume in grandi quantità i rischi per cuore e circolazione ci sono, e sono innegabili.
Dal punto di vista nutrizionale ci sono altri oli altrettanti dannosi: tra questi l’olio di cocco; tuttavia sarà il nome con il suo richiamo alla frutta, ma questo olio (usato per le margarine e la produzione dolciaria industriale) generalmente non spaventa tanto. Eppure cento grammi di olio di cocco contengono quasi 87 g di grassi saturi, un vero disastro per la salute.
Bisogna stare attenti anche ai prodotti che contengono molto burro; oltre ad avere la stessa quantità di grassi saturi dell’olio di palma, si deve anche pensare al colesterolo.
Facile capire perché non si usi l’olio extravergine di oliva: ricco di monoinsaturi, grassi decisamente migliori per l’organismo, ricco di proprietà nutrizionali, ma per questo, troppo caro per le industrie alimentari e meno versatile.
Oggi che, con l’obbligo dell’etichettatura, i grassi usati sono un po’ meno misteriosi, l’industria alimentare deve muoversi con più attenzione.
Alcuni prodotti hanno cavalcato l’onda salutista facendo dell’assenza dell’olio di palma un vanto da mettere in evidenza sulle confezioni.
Anche nel campo della grande distribuzione ci si muove su vari fronti: alcuni marchi sono alla ricerca della certificazione ambientale per l’olio di palma e successivamente per studiare nuove ricette che lo sostituiscano definitivamente, altri hanno già sostituito l’olio di palma con un grasso dal profilo nutrizionale migliore, altri ancora non hanno nessuna strategia in merito.
Nel frattempo, in attesa che vengano immessi sul mercato prodotti migliori dal punto di vista nutrizionale, insegnare ai bambini a mangiare bene, servirà sempre e comunque.
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di Marisa Cammarano

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