“Pucci & Manella” nasce come progetto nel 2020 e, fin da subito, la pizzeria guadagna i due spicchi del Gambero Rosso, per poi ricevere lo scorso anno il riconoscimento come “Miglior Pizza Dolce” della Guida “Pizzerie D’Italia” del Gambero Rosso. Risultati importanti che sicuramente confermano l’esattezza delle scelte fatte da Pietro, la sua filosofia che si fonda sulla triade di tradizione, innovazione e sostenibilità.
Parole forse fin troppo ricorrenti e abusate nell’ambito gastronomico ma a cui Pietro e Margherita, sua moglie e braccio destro, vogliono ridare il giusto valore, oltre a una loro visione personale. “Parlare di innovazione oggi, su un prodotto come la pizza, significa per me valorizzare le nostre materie prime e divulgarle per avere una clientela consapevole di ciò che mangia. Non intendo prodotti in generale, ma solo quelli che sono l’espressione del territorio in cui viviamo e delle piccole aziende artigianali che lo esprimono. Uno dei lavori più delicati e nel quale mia moglie Carolina mi ha affiancato, è stato la ricerca di piccole realtà agricole, di aziende casearie e di allevamenti che operano su quest’area". La pizza diviene per Pietro un vero strumento per far conoscere un territorio il più delle volte sconosciuto anche agli stessi abitanti. Ecco che un prodotto semplice, immediato e popolare si innalza a essere momento di gusto e anche momento divulgativo di storia e cultura gastronomica. Ed entrando da “Pucci & Manella” la prima cosa che colpisce sono i cartelloni alle pareti attraverso cui viene narrato l’incredibile territorio pontino, l’importanza della pizza nella dieta mediterranea e l’individuazione dei suoi principi nutrizionali, il mondo dei sapori e - la cosa più importante - il manifesto dei produttori con cui si riesce a mappare e tracciare la filiera di tutte le materie prime che vengono utilizzate.
E, come fa notare Pietro, il manifesto è in continua crescita: ogni volta che lui scopre un nuovo prodotto o produttore, questo entra nel menu e viene aggiunto a questa sorta di mappa del tesoro. Per farvi qualche esempio, si va dagli ingredienti principi delle pizze classiche, come la Fiaschetta di Sperlonga dell’Azienda Sanvida, certificata senza nichel; il pomodoro San Marzano Dop di Sarno, il basilico, la scarola proveniente da una azienda biologica di Minturno, la mozzarella di bufala “Casa Bianca” di Fondi e il fior di latte “Alveti e Camusi”, il provolone di Recco stagionato 18 mesi, la colatura di alici di Cetara, il prosciutto di “Bassiano Reggiani”, stagionato 24 mesi, gli affettati e la salsiccia della macelleria storica “Tucciarone” a Maranola di Formia, il lardo di “Scherzerino” e la mortadella artigianale “Passaretta”. Non può mancare un’attenta selezione degli oli, riuscendo a coinvolgere le varie aziende di zona. Questa è la sintesi del grande lavoro che c’è su ogni pizza, che ci facciamo raccontare dallo stesso Pietro, con il desiderio di conoscere i dettagli di questo suo mondo di cui va orgoglioso.