Parlaci di te e della tua storia come pizzaiolo, qual è il tuo percorso lavorativo.
Sono Michele Croccia, ho 46 anni, vengo da una famiglia contadina e ho una passione immensa per la natura. Il contatto con la terra mi rilassa, mi distrae, coltivarla per me non è solo una fatica ma anche, direi soprattutto, una gioia. Vivo a Caselle in Pittari, nel Cilento, e la molla che mi spinge incessantemente è fare bene il mio lavoro. In realtà sono diplomato perito elettrotecnico, ma fin dal 1990 ho iniziato a fare il pizzaiolo. Si potrebbe dire che ho iniziato per caso, quando frequentavo la terza superiore e come tanti miei coetanei facevo lavori estivi per guadagnare qualche cosa. Quell’anno avevo avuto un incidente a una gamba e, non potendo fare il cameriere, un amico mi chiese se volevo lavorare vicino al pizzaiolo visto che non si doveva camminare tanto.
Ho cominciato a fare le pulizie, poi le varie preparazioni degli ingredienti e da qui, man mano che acquistavo confidenza con la pizza e con il pizzaiolo, dopo qualche settimana gli chiesi se mi faceva allargare una pizza. Il pizzaiolo non solo acconsentì ma dal mese successivo mi fece preparare, due volte alla settimana, le pizze per lo staff del locale. Da qui, con il passare del tempo, capii che questo lavoro non mi pesava, anzi mi divertiva, un poco come quando un bambino gioca a pallone. Mi piaceva tutto, in particolare il contatto con i clienti e lo stare attenti nell’accontentarli.
Cosi ho cominciato. Ho fatto tre stagioni estive e due invernali a Palinuro nel locale dove avevo iniziato, e devo dire che sono stato benissimo: ho avuto sempre un bel rapporto con i gestori e ho imparato davvero tante cose che ancora oggi porto con me. Le cose più importanti che ho imparato sono state il rapporto con il personale e l’umiltà. L’essere prima dipendente e poi titolare mi ha fatto capire delle cose molto importanti per gestire il mio futuro locale al meglio.
Dopo tre anni sono tornato a lavorare a Caselle, in un ristorante pizzeria del posto, Zi Filomena. Ci sono rimasto per circa due anni e tuttora siamo in ottimi rapporti di amicizia e spesso di collaborazione con il titolare Mario. Nel 1995 ho fatto il servizio militare. È stato un periodo in cui ho avuto tanto tempo per pensare ed è stato così che ho preso la decisione di aprire un locale tutto mio. Appena tornato dal militare ho iniziato i lavori per realizzare la mia pizzeria e nell’agosto del 1997 ho aperto “La Pietra Azzurra”, il ristorante pizzeria di cui sono ancora oggi - devo dire con grande orgoglio - titolare.
A Caselle c’era già una pizzeria, che però era aperta solo il fine settimana, noi siamo partiti invece con l’apertura tutte le sere e dopo un po’ abbiamo iniziato con il servizio a domicilio. Sono state due intuizioni che si sono rivelate giuste, insomma ci siamo dati da fare, tantissima fatica e impegno ma le soddisfazioni non sono mancate. Il passo successivo è stato per molti aspetti quello decisivo: capire che avevo bisogno di essere me stesso, che non bastava più essere il pizzaiolo fotocopia formatosi nella pizzeria di Palinuro, e che per fare questo dovevo iniziare a studiare la mia arte.
Bisognava che io conoscessi tutta la teoria per fare meglio la pratica, per fare davvero bene quel lavoro che facevo con grande passione e senza nessun peso, insomma per fare un lavoro veramente ben fatto. È stato cosi che ho iniziato a fare vari corsi in tutta Italia sia con la Scuola Italiana Pizzaioli che, più in generale, con i migliori maestri di panificazione ed arte bianca. Da lì ho iniziato a fare le prime competizioni, le prime uscite dalle mura del mio paese, i primi confronti con colleghi provenienti da tutto il mondo. È stata questa la svolta, perché il mio sapere si è trasformato, non ero più il pizzaiolo che faceva una cosa perché l’aveva imparata a memoria ma ero diventato il pizzaiolo che metteva in atto delle tecniche teoriche per tradurre in pratica dei prodotti. Ho acquisito padronanza sia nella gestione che nella manualità e questo ha fatto fare al mio locale il primo salto di qualità. È stato bello e anche interessante, ma non mi bastava ancora e così ho cominciato a sperimentare la possibilità di unire a tutto questo le mie origini contadine, il mio rapporto con la terra, il mio rapporto con gli ingredienti. La sperimentazione ha dato bei frutti e ha portato alla nuova svolta, al pizzaiolo contadino, all’inizio del mio nuovo percorso basato su tradizione, innovazione, stagionalità, verità e racconto. È un percorso che non finisce mai perché io non lo voglio far finire mai, sulla scala da 99 a 100 lascio sempre un gradino vuoto, il centesimo, per darmi ulteriori possibilità.