Per farla romana, ci vuole il mattarello
di Giusy Ferraina
Provate a digitare su Google “pizza stesa con il mattarello”, tra i primi risultati leggerete: Perché la pizza non si stende con il mattarello? Un impasto steso con il mattarello può diventare troppo sottile e fragile; inoltre, la pizza lavorata con questo strumento tende a ritirarsi su sé stessa e diventare secca durante la cottura.
Ora, chi lo spiega a Google che la pizza romana secondo tradizione si stende al mattarello e che, seppur sottile, non è fragile e non si ritira su sé stessa? Provate a parlare con un pizzaiolo romano doc e scoprirete che tra la pizza e il mattarello a Roma c’è una lunga e profonda storia d’amore. L’una richiama l’altro come strumento imprescindibile, come elemento tecnico capace di conferire caratteristiche estetiche, di consistenza e di sapore differenti. E, per farla a mestiere, ci vuole grande capacità e sicuramente tanta passione, come quella di molti pizzaioli moderni che hanno puntato sulla tradizione, riscoprendo questo tipo di pizza come la pizza del futuro.
La pizza al mattarello è la pizza storica di Roma: bassa, sottile e “scrocchiarella”, con il condimento steso su tutta la superficie e i bordi bruciacchiati. Per ogni romano di qualsiasi età questa è - ed è sempre stata - “la pizza”, prima dell’invasione della napoletana e dell’esplosione della contemporanea. E in questa tipologia di pizza si ritrova l’identità con la città e il suo popolo, si trova la storia di una Roma di quartiere: basti pensare a pizzerie come “Ai Marmi” a Trastevere o “Remo a Testaccio”, che hanno ispirato le nuove generazioni di pizzaioli e si trovano anche e soprattutto le storie di famiglia e i ricordi di momenti felici e croccanti. Dopo anni di trionfo della “nuova pizza”, di nuovi impasti, cornicioni alti e di una napoletanità strabordante, la pizza romana riesce a tornare in auge e rimettersi sotto i riflettori. Forse i pizzaioli - e anche noi mangiatori di pizza - a quella pizza sottile hanno preferito le nuove sperimentazioni, le versioni gourmet e soprattutto gli impasti alveolati, “scioglievoli” e digeribili. Per mettere fine a questo lungo periodo di distrazione dalla romanità, nel 2018 fu steso il “Manifesto della Pizza Romana” che in sintesi descrive così la pizza romana tonda (perché di pizza romana ci sta anche quella in teglia): “La nuova pizza romana è una pizza bassa con una consistente nota croccante.
È condita fino al bordo. Il disco deve essere di circa 30 centimetri di diametro, non ci sono tracce di farina sul bordo o sulla base”. Il documento sintetizza nei suoi 10 punti l’essenza di questo prodotto: dagli ingredienti necessari alle caratteristiche estetiche e organolettiche che una vera pizza romana dovrebbe avere dalla storia all’impasto, passando per il condimento, la spianatura e la cottura.