Pizza, cultura e agricoltura
La ristorazione italiana non può prescindere dall'agricoltura italiana e deve essere alta espressione di civiltà
In Italia, tuttavia, si è ancora legati all’artigianalità, al pizzaiolo che ogni volta crea pizze originali, modificando le farce secondo le stagioni, il suo gusto e le richieste dei clienti.
Abbiamo dedicato gran parte del numero di giugno al Campionato Mondiale della Pizza, l’evento in assoluto più importante per i pizzaioli d’ogni continente. E l’abbiamo presentato – e continuiamo anche in questo numero – per le tante stupende gare che si sono svolte e che hanno mostrato come la pizza, nata in Italia e perfezionatasi tra la fine dell’Ottocento e gli anni successivi alla seconda guerra mondiale, sia diventata ormai da tempo un patrimonio dell’intera umanità.
Ma abbiamo, sempre nel numero di giugno, mostrato l’altro aspetto molto importante, anche se a volte non sufficientemente capito e valorizzato, del Campionato del Mondo: il suo messaggio culturale.
Non c’è dubbio che la pizza è certamente un ottimo alimento, ma è anche un elemento della nostra civiltà contemporanea perché da diversi decenni migliaia di pizzaioli attivi nel mondo stanno studiando grani, farine, impasti, farce non solo e non tanto per attirare clienti quanto per preparare questo piatto secondo i più seri dettami salutistici, oggi molto sentiti e richiesti dai consumatori.
Non c’è dubbio che la pizza è certamente un ottimo alimento, ma è anche un elemento della nostra civiltà contemporanea perché da diversi decenni migliaia di pizzaioli attivi nel mondo stanno studiando grani, farine, impasti, farce non solo e non tanto per attirare clienti quanto per preparare questo piatto secondo i più seri dettami salutistici, oggi molto sentiti e richiesti dai consumatori.
Credo che proprio la pizza sia il piatto che sta subendo più innovazione nella direzione di una alimentazione salutistica, cosa che spesso non avviene nella ristorazione d’élite dove più frequentemente si cerca di sbalordire il cliente, di emozionarlo per l’estetica del piatto, per i profumi, i gusti e i sapori, più che per il corretto equilibrio delle componenti nutritive: proteine, lipidi, glucidi e per il giusto apporto di vitamine e minerali. La crescente attenzione alle materie di base – farine, mozzarella, pomodoro, ortaggi di stagione, altri ingredienti – sta caratterizzando sempre più il mondo della pizza, ben al di là delle tante offerte dei rappresentanti di commercio, attraverso una ricerca personale di seri produttori. E, proprio in relazione alle farine, i grandi mulini stanno da tempo rinnovando i propri prodotti, attingendo sempre più ai grani antichi e ai grani storici italiani e questo perché i pizzaioli stanno ormai chiedendo più farine da grani storici italiani.
Rispondere a queste nuove richieste non è però facile. I grani storici italiani rappresentano una piccolissima percentuale del fabbisogno italiano, per cui, oltre a importare frumento da semina dall’estero, l’Italia importa circa il 60 per cento del grano da macinare per rispondere alle richieste dei mulini, dei pasti ci, dei forni artigiani, ecc.