Dalla pizza bianca romana alla Schiacciata Toscana il passo è breve. Simili, ma non uguali e con due storie differenti alle spalle. La cosiddetta schiacciata era un tipico piatto contadino, un disco di pasta fatto con acqua e cereali vari macinati, poi “schiacciato” e cotto su pietre roventi, una preparazione antica descritta già da Catone il Vecchio, che nel Medioevo lascia il posto alla cottura al forno. La schiacciata toscana, detta anche “ciaccia” ad Arezzo e in Valdichiana, ma anche “schiaccia”, “stiacciata” o “schiacciata all'olio” prevede un impasto similare al pane fatto con acqua, farina e lievito, con l'aggiunta dell'olio extravergine d'oliva e, in superficie, del sale. Perfetta per essere poi farcita con salumi, verdure e formaggi. Una ricetta semplice che viene declinata in diverse versioni e chiamata con svariati nomi in base al territorio (i toscani sono riusciti a collezionare ben 617 nomi secondo un censimento fatto qualche anno fa da Unioncamere e Accademia della Crusca). C’è il Ciaccino senese, diffuso anche a Firenze, dove è conosciuto come covaccino, mentre a Pistoia viene chiamato cofaccino. Un derivato della vecchia ciaccia impastata con i ciccioli di maiale, una mini focaccia croccante fuori e morbida all’interno che viene solitamente farcita con prosciutto e mozzarella, oppure con salsiccia e verdure ripassate in padella. Una ricetta locale molto golosa vuole il ciaccino ripieno di gota stagionata, salume ricavato dalla guancia del maiale, e pecorino delle Crete Senesi. E poi ci sono le mille focacce toscane. C’è la focaccia leva di Gallicano nella Lucchesia, che al classico impasto aggiunge patate lesse e latte. Più simile al pane è la focaccia pontremolese (Massa-Carrara) che lievita avvolta nelle foglie di castagno. Nella stessa zona, a Fossola, si fa la focaccia di nonno Pilade, che lievita dalle 6 alle 9 ore con uova, semi d’anice, mandorle, nocciole e uva sultanina oltre agli ingredienti base. A metà fra il dolce e il salato è la focaccia bastarda di Pitigliano che somiglia nella forma ad un panettone. A metà fra schiacciata e piadina, ma cotto nei testi è il Panigaccio di Podenzana (MC). La ricetta di base prevede acqua, farina e sale, da mescolare fino a ottenere una pastella fluida che non deve riposare né lievitare. L’impasto viene versato nei testi già arroventati sul fuoco che cuoce in pochi minuti. Infine la Cecìna o torta di ceci, ovvero la versione toscana della farinata ligure, focaccia bassa e croccante a base di farina di ceci e abbondante pepe in superficie. Il nome cecìna viene usato soprattutto a Pisa, ma anche a Lucca e nella Versilia, mentre nella variante livornese è chiamata torta di ceci. Diffusa anche a Carrara, e qui si chiama "calda calda".