Ristoranti contro la fame
Torna a ottobre l’iniziativa di “Azione Contro la Fame”. Tra i partner anche la Michelin.
Parola d’ordine: solidarietà. Termine che deriva dapprima dal latino solidum e poi dal francese solidarité (“sentimento di fratellanza”). Ecco, “solidarietà”, nella sua accezione più moderna, invece significa “vincolo di assistenza reciproca nel bisogno che unisce tra loro persone diverse […], condividere con altri sentimenti, opinioni, difficoltà, dolori e l’agire di conseguenza” (Vocabolario Garzanti di Italiano, 2010).
Un concetto bellissimo, che trova la sua massima espressione nell’altruismo e che – quasi sempre concretamente – molti mettono in pratica perché spinti da un sentimento importante: l’amore, in questo caso per il prossimo.
Non è una novità il fatto che la fame nel mondo sia una piaga e che la nostra patria purtroppo non faccia eccezione: secondo i dati Istat, infatti, in Italia quasi 5,7 milioni di persone si trovano in uno stato di povertà assoluta; una persona su 10 è tanto povera da non potersi permettere pasti regolari ed equilibrati. Una situazione che non riguarda solo l’aspetto economico, ma anche quelli sociali, culturali e psicologici.
Azione contro la Fame – fondata in Francia nel 1979 – è un’organizzazione umanitaria internazionale che s’impegna appunto nell’aiutare il prossimo in tutto il mondo, a partire dalla malnutrizione, ma non solo. Pone infatti in essere diversi progetti e programmi atti a mettere in pratica il senso più profondo di solidarietà, aiutando chi ha bisogno in un percorso di ripresa.
Citiamo a tal proposito “Mai più Fame: dall’emergenza all’autonomia”, progetto lanciato nel 2022 a Milano e a giugno 2023 a Napoli, un percorso di formazione e accompagnamento che mira a contrastare la povertà alimentare attraverso il lavoro e il miglioramento delle abitudini di spesa e alimentari, per aiutare chi si trova in difficoltà a rinascere e vivere: «Per me è stata una crescita in tutti i sensi, mi hanno fatta rinascere», ha detto una delle persone coinvolte con le lacrime agli occhi. Un programma grazie al quale – snocciolando solo qualche numero – circa 6 persone su 10 hanno trovato lavoro o sono tornate a studiare, con un tasso di riattivazione complessivo del 59%. Di queste, il 37% ha trovato un impiego regolare, l’11% ha deciso di intraprendere un percorso formativo e il 57% ha dichiarato di consumare pasti più vari.
«Nell’affrontare il problema della povertà alimentare, il mix dei fattori che entrano in gioco, come età, genere, istruzione, aspetti sociali e geografici, può dare luogo anche a significative differenze nei risultati. Per questo motivo il nostro intervento viene costantemente adattato al contesto, mettendo sempre al centro le persone e collaborando strettamente con le reti e le istituzioni del territorio», racconta Ilaria Adinolfi, responsabile del progetto, che vede il supporto del Comune di Napoli e di quello di Milano.