Sono nervosa perché mangio o mangio perché sono nervosa?

Quando siamo più in ansia, mangiamo di più, poi, però, quando il nostro peso aumenta e il nostro corpo cambia, ci sentiamo persino peggio. Sono processi che diventano, spesso, circoli viziosi. Parliamo in questi casi di “fame ansiosa”, cioè una spinta a mangiare che non è connessa ad uno stato reale di bisogno fisiologico avendo consumato un normale pasto e lo stomaco non brontola, ma si sviluppa in risposta a un’emozione come tristezza, paura, noia, rabbia. È capitato a tutti di mangiare più del solito in certi momenti o periodi della vita. Lo facciamo perché spinti da un’inspiegabile ansia che ci obbliga a mangiucchiare merendine o snack, ad aprire il frigorifero durante la notte, quando invece dovremmo dormire, oppure a fermarci in quella pasticceria che vende dolci così invitanti…
Perché lo facciamo? Cosa si nasconde dietro la fame ansiosa?
Il cibo forse ci dà quella felicità che non abbiamo nella vita di tutti i giorni?
Mentre la fame fisiologica è un bisogno concreto del corpo, che, quando soddisfatto, cessa comunicando una sensazione di sazietà, la “fame emotiva” è più difficile da soddisfare, in quanto risulta sostenuta dalla fonte di natura emotiva che l’ha evocata. Quando la fame nervosa diviene sostanziale e la persona attua molto frequentemente “abbuffate” in conseguenza alle quali sperimenta un forte senso di colpa, può prendere la forma di un disturbo da alimentazione incontrollata, tecnicamente detto “binge eating”. Si chiama BED o DIA ed è un vero e proprio disordine alimentare, che va individuato e curato. Gli americani lo chiamano BED, ovvero Binge Eating Disorder, e in Italia lo si definisce DAI, Disturbo da Alimentazione Incontrollata. E qualunque sia la sigla usata ci si riferisce a un vero e proprio disordine alimentare che causa sofferenza e disagio a chi ne soffre. Durante le abbuffate incontrollate si introducono grandi quantità di cibo in pochissimo tempo, arrivando talvolta a ingerire migliaia di calorie in un solo pasto.
fame.jpg

Cosa si cela dietro l'ansia di mangiare?

Potremmo dire che dietro la fame ansiosa si nasconde sempre una componente emotiva, quindi il cibo diventa un modo per soddisfare rapidamente i propri bisogni, per godersi un momento di pausa con qualcosa di dolce, un capriccio salato, qualcosa di super saporito e pieno di grassi che riempie e dà un momentaneo sollievo. Le cose dolci aumentano il livello di endorfine e sono un piccolo piacere che, a volte, cura i problemi emotivi.
A volte, i problemi di coppia rientrano chiaramente nei processi di cui parliamo, ed ecco che la fame ansiosa ha come conseguenza quella di prendere peso. Ci sono cose che vorremmo dire al nostro partner, ma non abbiamo il coraggio di farlo, c’è una chiara infelicità di fondo e non sappiamo bene come gestirla e, invece di farlo, ci rifugiamo spesso nel cibo.
Può anche capitare di non sentirsi bene con se stessi. Capita che ci guardiamo allo specchio e non ci piacciamo. Questo crea ansia, insoddisfazione e, quasi senza rendercene conto, ci mettiamo a mangiare. Perché quel sacchetto di patatine ci aiuta a non pensare, perché le caramelle in borsa sono l’ideale di tanto in tanto, perché quando non riusciamo a dormire la notte, ci è di aiuto alzarci e aprire il frigorifero.
Ci sono anche giorni in cui arriviamo a casa stressati, pieni di preoccupazioni. Ci facciamo un bagno caldo e, subito, sentiamo un vuoto allo stomaco che solo un dolcetto, una merendina, un po’ di marmellata può riempire. L’ansia a volte arriva nella nostra vita senza che ce ne rendiamo conto e mangiare diventa un’azione quotidiana che ci regala un po’ di relax. Così, molto facilmente.

L'intervento del cervello

Quando diamo qualcosa al nostro stomaco, ci sentiamo subito più soddisfatti e tranquilli. Ma quali sono i meccanismi che scattano nel cervello di chi soffre di questo disturbo? Come si collega tutto ciò a cibo e nutrizione?
La risposta:
E’facile rivolgersi al cibo quando non si è quello che siamo davvero.
E’ facile rivolgersi al cibo quando si evita ciò che proviamo davvero, vale a dire le varie emozioni che compensiamo.
E’ facile rivolgersi al cibo quando si vive un falso stile di vita che richiede molta energia e ciò è stressante.
E’ facile rivolgersi al cibo quando non si vive la vita che si dovrebbe vivere.
E’ facile rivolgersi al cibo quando si fa troppo per piacere agli altri.
E’ facile rivolgersi al cibo quando si vive un momento difficile, ma si finge che non sia così.
E’ facile rivolgersi al cibo quando si scopre che la vita che si è vissuto e si vive non è di certo quella che davvero vogliamo.
Tutti questi sono esempi di una vita non autentica.
Vivere non autenticamente è stressante per natura. Lo stress che deriva dal non essere autentici, sopprime il metabolismo perché si attivano scompensi a livello di secrezioni a carico dell'insulina e del cortisone. Ecco perché quando si tratta di pensare alla nostra salute, peso e metabolismo ottimali, dobbiamo lavorare sul nostro io. Dobbiamo guardarci dentro e vedere chi siamo e come mostrarlo al mondo.
Più facile a dirsi che a farsi, ma dopo un adeguato percorso terapeutico, la vita apparirà più semplice.
 

Come si può controllare la fame ansiosa?

Perché ho fame? In primo luogo, bisogna logicamente capire quale è l’origine di quest’ansia. È a causa del lavoro? C’è un problema con il partner? C’è qualcosa di voi che non vi piace? Forse è arrivato il momento di farsi forza, essere coraggiosi e correre il rischio di essere più felici, di stare bene o comunque meglio. Vale la pena provarci pertanto andate in cerca della vostra “vera fame”.
Se non siete fisicamente affamati (il vostro stomaco non brontola e avete da poco assunto un normale pasto), potreste sentirvi affamati di un abbraccio, di una rassicurazione o di affetto. Potreste avere fame di una relazione, di un' amicizia o di una lode. Fate una lista di ciò di cui avete “fame” in quel momento. Provate a riconoscere di avere fame di qualcosa che il cibo non può dare.
Ho davvero fame? Avete davvero fame? Fatevi sempre questa domanda ogni volta che vi ritrovate a mangiare qualcosa, magari quello che il vostro corpo vi sta chiedendo non è cibo. Forse vi sta semplicemente chiedendo di risolvere quello che vi preoccupa e di smetterla di ingannarlo con dolci e stuzzichini. La vostra fame non è sempre reale.
Il cibo può confortarmi? Se siete in cerca di cibo per un nutrimento emotivo, come conforto quando siete tristi, rassicurazione quando avete paura o amore quando vi sentite soli, fermatevi. Il cibo non può rimediare alla vostra tristezza, paura o solitudine. Potreste ottenere un po’ di sollievo quando state mangiando ma, in seguito, finito di assaporare il dolce di turno, vi ritroverete proprio dove avete iniziato, cioè consapevoli della vostra tristezza, paura o della vostra fame di compagnia ed amore.
Cercate di rispondere a questi punti non ricorrendo al cibo. Se siete tristi, concedervi di piangere potrà cominciare a darvi sollievo. Se avete paura e desiderate rassicurazioni, accettate innanzitutto il modo in cui vi sentite. Avere paura è utile e fisiologico. Poi rassicurate voi stessi perché, nella grande maggioranza dei casi, le cose possono essere gestite. Se vi sentite soli, ricordatevi che state avendo la preziosa occasione di essere in compagnia di voi stessi. Stare soli è un’esperienza fondamentale per ritrovare un autentico dialogo con i propri bisogni.
dottore.jpg

Alimentazione e fame emotiva

Mangiate cibi che vi sazino. Esistono alimenti ottimi per togliere la fame e che possono essere di grande aiuto, perché vantano numerosi benefici per il corpo. Prendete nota di questi alimenti:
 
  • L’avena
  • Le mele
  • Gli asparagi
  • Il petto di tacchino
  • Lo yogurt greco senza zuccheri
  • Gli spinaci
  • L’infuso di tarassaco
  • L’infuso di passiflora
  • Le mandorle
 
Quando si scopre, poi, un nuovo nutriente che svolge una funzione importante nel corpo umano, o quando la scienza scopre un altro efficace beneficio di una particolare vitamina o di un minerale, la risposta è solitamente di eccitazione ed esaltazione.
Nel nostro caso l'integratore per il giusto peso è l’integratore A: Autenticità.
Se assumiamo più Autenticità nella nostra vita, si potranno avere degli incredibili benefici.
Che cosa ha a che fare l’autenticità con cibo, dieta, salute e il nostro rapporto con l’alimentazione? E’ un nutriente molto importante da includere nella nostra dieta quotidiana.
L’autenticità è l’essere veri, onesti, fedeli, dicendo ciò che sentiamo davvero, dicendo ciò che intendiamo davvero dire, intendendo esprimere ciò che abbiamo in mente, anche quando gli altri non si dimostreranno tutti necessariamente calorosi e non ci appoggeranno.
Oltre all'integratore A, poche cose possono essere terapeutiche come una bella passeggiata all’aria aperta. Vi aiuterà a relativizzare i problemi, ad alleviare l’ansia, a mettere in marcia il cuore ed a liberare la mente. Dopo la passeggiata, inizierete a vedere le cose in un altro modo. Vale la pena provarci.
autore.jpg

di Marisa Cammarano

Marzia Buzzanca

Marzia Buzzanca è una donna minuta e dalla grande forza, con un sorriso coinvolgente....

Il valore del riscatto.

“Una briciola di volontà pesa più di un quintale di giudizio e persuasione” Arthur...

Carta dei vini in pizzeria: a che punto siamo?

Se la pizza cambia e diventa sempre più moderna ed elaborata, cambia anche...

Manici 2Smart Technology: trasportare le pale Gi.Metal diventa ancora più pratico

Una delle sfide più comuni quando si parla di strumenti professionali per pizza? Il...

Ristoranti contro la fame

Parola d’ordine: solidarietà. Termine che deriva dapprima dal latino solidum e poi dal...