Ma oggi a Roma è possibile trovare il supplì come si faceva una volta? L’ho chiesto a Venanzo Sisini de “La Casa del Supplì”, che da più di 40 anni produce e frigge supplì: “L’unico nostro obiettivo è sempre stato quello di rispettare la tradizione e non snaturarci. Dall’apertura della prima sede a Trastevere nel 1979 in via Francesca Ripa, la ricetta dei nostri supplì è sempre la stessa e possiamo dire con convinzione che da noi si può trovare il supplì “classico”, quello originario fatto con il ragù di carne e rigaglie di pollo, cotto lentamente, con al centro mozzarella filante e con una panatura leggera. Il risultato (anche testato da noi, ndr) è un supplì croccante ma morbido, succoso ma compatto, sicuramente con un gusto intenso”. Dalle rosticcerie alle pizzerie al taglio di quartiere, alle trattorie o pizzerie da tonda, il supplì è il re del fritto romano, il protagonista incontrastato degli antipasti: perché a Roma il fritto prima della pizza è una vera religione. Se fate un giro per Roma, scoprirete poi che le varianti sono diverse e, a parte il classico supplì “al telefono”, di ingredienti e ricette per condire il supplì ce ne sono per tutti i gusti. Esiste il supplì carbonaro, all’amatriciana, fave e pecorino, gricia, carciofi e guanciale, con la cicoria: tutta la cucina romana, insomma, passa in
questa “palla di riso”, impreziosendola. E poi ci sono anche le stagionali come zucca e pancetta, radicchio e gorgonzola, piselli e funghi. Altro elemento che contraddistingue il supplì è la panatura e qui si confrontano (o si scontrano) due scuole di pensiero: la panatura classica a base di uovo e pangrattato per un risultato finale dorato e più sottile e la panatura doppia per un vero effetto “crunchy” che ha letteralmente spopolato.
Cosa molto interessante è che da qualche tempo è in atto una vera sfida tra chef e pizzaioli a colpi di supplì e dei suoi parenti più stretti, sempre fritti ovviamente. C’è chi gioca con il cuore, chi con le mantecature del riso piuttosto che con le panature realizzate ad hoc: il supplì moderno è pura speri- mentazione. A Roma il fritto è amato, cercato, desiderato. E, da questa ricerca appassionata, esplodono in una forma estrema e mai banale di “food porn” le idee alternative ai supplì, ovvero una personalizzazione romana delle frittatine napoletane. Jacopo Mercuro si inventa il Sampietrino, un cubo fritto ricoperto dalla ormai celebre panatura di 180grammi che fa da scrigno ai ripieni più bizzarri, veri e propri piatti a base di pasta come “spaghetto quadrato, guanciale, pecorino e carciofi alla romana” o quello a base di lasagna. Avete capito bene - e non scandalizzatevi - perché a Roma si frigge di tutto, soprattutto in pizzeria. Mentre Mattia Lattanzio (ex chef di “Pizza Illuminati Seu” e oggi founder di “Extremis pizzeria”) rilancia con i Lingotti che racchiudono delle vere e proprie ricette costruite su misura di panatura, come ricotta e nduja, spuntature e purè, tortellino doppia panna. Come si dice a Roma: ‘na cosetta!
Evidente l’evoluzione di questo “soplis di riso” che a tavola ha acquistato grande dignità di piatto, su cui incentrare delle proposte qualitiative e di gusto per aprire con stile una cena.