Il pomodoro e la pizza napoletana
Il mio primo pomodoro è un ricordo, il ricordo di mia nonna Franceschina e della sua pizza, un ricordo semplice e saporito: la nonna ci metteva pomodori, olio, origano e pezzetti di caciocavallo e me la faceva trovare quando tornavo da scuola. La realizzava con i pomodori del periodo: d’estate quelli tradizionali, rossi, d’inverno quelli più giallini. La pizza di nonna Franceschina oggi è nel mio menù, la faccio con i pomodori del mio orto, e questo ci porta ad un aspetto importante ovvero la terra nel quale il pomodoro cresce - nel mio caso la Creta - il luogo di Caselle in Pittari dove sono nato e cresciuto. Il pomodoro è un frutto che viene storicamente conservato in casa nel cestino di vimini; quando a metà del 1500 arrivò in Italia grazie agli spagnoli, la nota famiglia toscana dei de’ Medici ricevette un cesto di pomodori dal Vicerè del Regno di Napoli cambiando la destinazione da pianta ornamentale a coltura con proprietà curative e gastronomiche. Ricco di principi nutritivi e a basso contenuto calorico il pomodoro va utilizzato nel rispetto della sua semplicità, al naturale, con olio extra vergine di oliva e sale, che sono i suoi compagni di viaggio preferiti. Questo frutto, ricco di umami, acido glutammico esaltatore di sapidità, si presenta con le sue circa 5000 varietà passando dalla dolcezza all’acidità, dalle bucce spesse a quelle sottili, dalla succulenza alla concentrazione di liquidi. In Campania esistono ben 32 ecotipi del San Marzano e 15 ecotipi di pomodorini del piennolo, gli utilizzi sono molteplici a seconda delle preparazioni finali, dalle bottiglie di passata fatte in casa fino all’essicazione.