E cosa accade, invece, nel caso di una pizza farcita? Anche in quest’occasione il ripieno deve avere al massimo 5 ingredienti? E no. Qui subentra, infatti, la specifica che fa Gaetano a Robertino in merito all’essere diplomati. Saper cuocere una pizza ripiegata su se stessa è infatti “roba da diplomati” e tutti i pizzaioli lo sanno. Allora, in questo caso, “mai più di 4”. Prendiamo ad esempio il più classico tra i calzoni napoletani: cicoli, ricotta e pepe. Tre ingredienti. Se siete più bravi di chi ha inventato quest’opera d’arte, potete strafare e aggiungerne un quarto, altrimenti ascoltate un consiglio: “ricominciate da tre”.
Ad ogni modo, bisogna ammettere che sta, per fortuna, cadendo in disuso l’inserimento di una sovrabbondanza di ingredienti sulla pizza ma non molto tempo fa un’amica pizzaiola, Rosa Casulli, mi ha raccontato che una sera si è presentata al suo locale di Putignano una persona che le ha chiesto – senza colpo ferire – una “completissima”. Ovvero, una pizza che avesse sopra tutti gli ingredienti esposti sul banco. È evidente, dunque, che il problema non è solo dei pizzaioli ma anche della disastrosa educazione al gusto della clientela.
Ascoltiamo, allora, l’insegnamento di Troisi che, dopo la sua attenta spiegazione, chiosa così: “Robè, siente a mme, ccà nun ce sta nisciuno limite, nessun diplomato e cosa. Robe, tu devi uscire, ti devi salvare”. Nessun limite, dunque, esiste per chi ha fame e sete di formazione, ovvero per chi “esce” dal proprio guscio della pizzeria e “si salva”, in un unico modo: conoscendo.